Manca l'oste nelle trattative per la fine dell'aggressione della Russia all'Ucraina
È
quasi passata una settimana da quel venerdì, quando, alla Casa Bianca, Donald
Trump ha ricevuto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e alcuni leader
europei nel tentativo di gettare le basi per una pace giusta e durevole tra Russia
e Ucraina. Ma le cose, nel frattempo, non sono cambiate, e, d’altronde, non
potevano cambiare - sorprende, semmai, che qualcuno si sia detto deluso dello
stallo - perché in quella occasione
mancava l’oste, cioè Vladimir Putin. È umiliante, e anche un pochino vergognoso
un po’ per tutti, che in questa invasione, l’aggressore sia pure diventato l’oste,
cioè colui che poi, alla fine, dovrà e potrà decidere cosa e come fare per
finire questa guerra. Cioè quanti territori, in parte già occupati dai carri
armati russi, dovranno andare a Mosca, quanti dovranno finire agli Usa, per la
mediazione, e quanti potranno rimanere a Kiev. Preso atto che la situazione è
questa, c’è da vedere come finire questa assurda carneficina. Togliendo subito
l’aggettivo, perché, comunque vada a finire, non sarà mai una pace giusta, sarà
pace. E già è tanto, accontentiamoci. Poi c’è da costruire qualcosa in modo che
sia anche pace durevole. Sul tavolo (senza, però, la partecipazione del solito
oste) c’è una proposta che mi pare sia quella più ragionevole, anche se è
complessa, ma mi pare un po’ meno dalle altre, vorrei però capire come si possa
immaginare che in queste questioni ci sia qualcosa di facile. Qualche mese fa,
quando Trump ha chiesto il riarmo a tutti i paesi dell’Unione Europea, ho
scritto che era una pretesa esagerata e anche inutile perché - questa la mia proposta
di allora - se tutti i 27 paesi Ue più l’Inghilterra e gli Stati Uniti avessero
firmato un trattato difensivo di intervento di tutti in caso di invasione di un
paese, non ci sarebbe stato bisogno di altri armamenti. Anche perché in questo
gruppo, si chiami Nato o in qualsiasi altro modo, ci sono alcuni paesi con armi
nucleari, sparse in mezzo mondo (Stati Uniti, Francia, Inghilterra, etc). Ora è
intervenuta la presidente Giorgia Meloni che ha suggerito, per il futuro, un
accordo sul modello dell’articolo 5 del Trattato atlantico, includendo anche
l’Ucraina. In questo articolo c’è scritto che in caso di aggressione di un
paese della Nato, ciascuno degli altri lo “assisterà” con “l’azione che
giudicherà necessaria, compreso l’uso della forza armata”. L’aggressore,
ovviamente, non deve essere, come intende qualcuno, necessariamente la Russia.
Questa difesa d’ufficio della Russia attuale, e anche di quella futura, è
qualcosa di ridicolo, irritante e incomprensibile. Non sono mancate le
critiche, questa volta del tutto ingiustificate o - se preferite - giustificate
da interessi personali. Intanto perché la Meloni ha ipotizzato di seguire, solo
come canovaccio, l’art. 5, quindi non deve essere per forza identico e poi se
nel futuro, come è successo altre volte, questi accordi non dovessero essere rispettati,
non vuol dire che è inutile farli, e, comunque, è sicuramente peggio non farli,
se veramente si vogliono evitare aggressioni e conflitti.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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