La manovra di bilancio e i politici che pensano ai sacrifici che devono fare gli altri

Ora credo che abbiano superato ogni limite di decenza. Considerare i cittadini tutti ignoranti e deficienti è troppo, ed è veramente insopportabile. È arrivato il momento di dire basta.  Non è possibile leggere che il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti dica che la manovra di bilancio che si sta preparando “richiederà sacrifici da tutti” e subito dopo che “i conti quest’anno andranno meglio del previsto”. Meglio rispetto a cosa? E per chi? Se fossero andati male che sarebbe successo? Infatti l’Istat certifica che i conti pubblici sono peggiorati.  No, non è possibile raccontare sciocchezze e pretendere di essere pure creduti. Così come è poco credibile che Giorgetti abbia detto dei “sacrifici” senza che sapesse niente Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio dei ministri. Mi sembra del tutto inverosimile. E come valutare la sceneggiata con Tajani e Salvini che, immediatamente, si dicono nettamente contrari all’aumento delle imposte e prendono le distanze dalle affermazioni del ministro dell’Economia, come se la manovra di bilancio fosse una questione personale di Giorgetti e non competenza del governo? Oltraggio all’intelligenza dei cittadini. Ed è ancora più grave quello che, sulla manovra, ha aggiunto poi lo staff del ministro: “La linea guida sarà l’articolo 53 della Costituzione (tutti sono tenuti a concorrere alle spese in ragione della loro capacità contributiva)”. Ebbene, proprio questo è l’articolo che viene violato, sistematicamente, in maniera clamorosa dal governo, che fa scempio della Costituzione. Lo abbiamo già scritto tante volte che è incostituzionale quello che fanno, e i nostri articoli sono stati mandati, da alcuni lettori, con raccomandata, al Quirinale, all’attenzione del primo tutore della Costituzione, Sergio Mattarella. Perché è macroscopicamente evidente che con la flat tax per alcune categorie (1,8 milioni di professionisti e partite Iva) che possono pagare fino a 85 mila euro di reddito solo l’imposta piatta del 15% di Irpef, e nei primi cinque anni di attività addirittura il 5%, c’è la violazione proprio di quell’articolo, quando i pensionati e i lavoratori dipendenti pagano, con lo stesso reddito, fino al 43%. Così violano, senza qualche accorgimento, anche il resto dell’articolo della Costituzione: “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ecco dove trovare i miliardi che mancano per la manovra, così come mancano i cento miliardi che non pagano - tranquillissimi - gli evasori fiscali. Dopo queste amare considerazioni, ho continuato a sfogliare il giornale sperando di trovare qualche indizio sui sacrifici previsti per i politici, immaginando una drastica riduzione delle indennità parlamentari, una diminuzione dei compensi ai consiglieri regionali e un taglio alle indennità dei sindaci. Niente. Ed è ora di finirla anche con i messaggi, o le minacce, di tassare gli extra profitti delle banche e delle assicurazioni. Perché non sarà così, e per diverse ragioni. Prima perché è difficile stabilire quali siano questi presunti profitti extra, ma soprattutto perché se anche dovessero realmente imporre una maggiore tassazione sui profitti, le banche e le assicurazioni, un attimo dopo, non faranno che trasferire agli utenti la maggiore imposta: le prime aumentando le commissioni sui bonifici o su altri servizi, le assicurazioni aumentando i premi agli assicurati. Si chiama partita di giro.  Così a pagare, e a fare sacrifici, sarebbero, ancora una volta, i soliti contribuenti senza agevolazioni e privilegi, vessati senza ritegno.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia   

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