La Corte Costituzionale è veramente indipendente ?

 

Nel paniere affollato di dubbi che abbiamo su tante questioni, da ieri se ne è aggiunto un altro che pone un interrogativo allarmante: la Corte Costituzionale è veramente indipendente? Sorge il dubbio se, nell’esercizio delle loro delicatissime funzioni, i giudici costituzionali, sgombri da pregiudizi, siano in grado di vigilare, con il massimo rigore, che tutte le leggi siano conformi alla Costituzione. Noi pensavamo che non solo fosse così, ma che fosse ovvio, un principio assoluto, scontato, senza possibili incertezze. E, invece, questa situazione che si è venuta a creare nelle ultime votazioni per eleggere il giudice mancante, dal 23 novembre dello scorso anno, nel plenum della Consulta ci ha insinuato pure questo problema. La Corte Costituzionale (art.135) è composta da quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative. Ieri nel Parlamento, all’ottava votazione, pur essendo sufficiente i tre quinti, non si è trovata nemmeno questa volta la maggioranza prevista, perché Giorgia Meloni vuole a tutti i costi, tra le energiche proteste e l’abbandono dell’Aula da parte dell’opposizione, che venga eletto Francesco Saverio Marini; che non solo è il suo consigliere giuridico è anche l’autore della riforma che sta tanto a cuore, sinceramente troppo, incomprensibilmente, alla presidente del Consiglio, il famoso “premierato”, con il presidente del Consiglio dei ministri eletto direttamente dal popolo, invece che dal Parlamento. Una riforma costituzionale assai discutibile che modifica anche le competenze del Capo dello Stato e che quando sarà approvata, fatalmente, dovrà passare al vaglio della Corte Costituzionale. E, allora, con questo atteggiamento, che mi pare irresponsabile - a tutti i costi, Marini -  passa l’inquietante sospetto che la presidente del Consiglio voglia che, all’interno della Corte, ci sia un difensore eccezionale della riforma che ha fatto lui stesso e pure dell’autonomia differenziata, altra riforma governativa assai contestata. Tutto questo, a parte l’evidente conflitto di interessi, insinua il dubbio, appunto, che i giudici, in particolare quelli eletti dal Parlamento, quando devono decidere non guardano solo se la legge è o meno in contrasto con la Carta costituzionale, ma tengono anche conto di chi li ha fatto eleggere e perché. Insinuare nell’opinione pubblica un dubbio così ingombrante, per un organo fondamentale nel sistema democratico, è un errore gravissimo e imperdonabile. Così come è grave volere imporre e “procedere ad oltranza, con una votazione a settimana”, ammesso che lo possa fare, per stancare i parlamentari e costringerli a votare il candidato imposto da lei. Mi pare ci sia qualcosa che allarma e preoccupa. 

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia      

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