Meloni, la rammendatrice di palazzo Chigi
In
questi sei mesi, Giorgia Meloni, è stata chiamata ad un ruolo insolito che,
forse, non avrebbe mai immaginato, e, certamente, nemmeno voluto: quello di
rammendatrice degli strappi continui compiuti dagli esponenti più in vista
(stavo per scrivere, più autorevoli) dalla sua maggioranza. Questo in
Italia. All’estero è anche peggio,
perché si tratta di tessere una ragnatela di buoni rapporti con tutti gli altri
Paesi, resi aspri e difficili dalla diffidenza con la quale è stata accolta la
sua elezione. Diventati ancora più complicati dalla fragilità dell’Italia, dai
limiti strutturali, rappresentati, in particolare, dalla montagna del debito
pubblico e dall’incapacità di utilizzare al meglio i fondi del Pnrr. Dal
perenne dilemma jolly, fascismo-antifascismo all’ultima sgrammaticatura
istituzionale, con molti esponenti della maggioranza che hanno preferito la
scampagnata al voto in aula per l’approvazione del Def, il documento più
importante e significativo del governo del Paese, è, per la premier, tutta una
corsa al rammendo. Certamente, questa dell’assenteismo è una pagina nera, ma
non eccezionale. Perché sono molti, tanti, troppi, i parlamentari che si
assentano sistematicamente e non partecipano ai dibattiti e alle votazioni sia alla
Camera che al Senato. C’è qualcuno che, in passato, ha superato il 96,78% e una
che è arrivata, addirittura, al 99,19% di assenze, e senza alcun motivo. Non li
cito perché mi vergogno per loro. Ebbene, il segretario del loro partito,
approfittando di una legge elettorale, vergognosa e incostituzionale, li ha
imposti di nuovo agli elettori e sono, ancora, solo per lo stipendio, in Parlamento.
Questo è uno scempio costituzionale, contrariamente a quello che pensano loro,
di quell’art.67 Cost. che, qualche ignorante, richiama per dire che tutto ciò sia
legittimo e conforme al dettato costituzionale. “Ogni membro del Parlamento -
recita l’art.67 - rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza
vincolo di mandato”. I padri costituenti hanno voluto dire che questo nobile
incarico, come rappresentante della Nazione, lo devono svolgere con la massima
libertà, ma questa libertà, è ovvio, si riferisce, e si deve intendere, alle
funzioni parlamentari, non libertà di fare i propri comodi al mare e in montagna,
trascurando e ignorando i lavori parlamentari. E poi c’è anche, a togliere ogni
altro, ulteriore, possibile dubbio, il secondo comma dell’art. 54. “I cittadini
cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con
disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Come
sia possibile ammettere e accettare che queste nobili funzioni si siano e si
possano svolgere, con disciplina e onore, non andando nemmeno in aula? Uno
studioso, nonché ex docente di diritto costituzionale, e soprattutto primo
tutore della Costituzione, com’è il presidente Sergio Mattarella, come fa a
rimanere del tutto insensibile davanti a questo spettacolo indecente e penoso?
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
Caro direttore, non si faccia fuorviare da queste scaramucce parlamentari ed extraparlamentari. Potrebbero essere soltanto la 'red herring' onde evitare di confrontarsi sui veri problemi: come lei ricorda, il contenimento dei migranti, i difficili rapporti con i paesi storici dell’Unione, il Pnrr, il lavoro che non c’e’, le transizioni di ogni tipo. No, niente affatto! Il vero problema della Meloni, l’incubo che non la fa dormire la notte, e’ il controllo dei parlamentari di Forza Italia nel dopo-Berlusconi, che ormai e’ gia’ a buon punto. L’incubo che questi vadano a finire sotto l'ala del Corsaro che, con la sperimentata strategia dell’altro brigante Ghino di Tacco, la terra’ sistematicamente sotto scacco.
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