I vergognosi fallimenti della sanità pubblica favoriscono il business dei privati, che hanno superato i 9 miliardi di ricavi
È
ormai sotto gli occhi di tutti, e soprattutto dei cosiddetti pazienti e dei
loro familiari, lo sfascio della sanità pubblica, con le grida di allarme che
arrivano, inascoltate, da tutte le Regioni, nonostante le eccellenze e lo
straordinario impegno di professionisti e operatori per cercare di coprire
buchi e nefandezze. Non potrebbe essere diversamente dal momento che la sanità è
considerata, con i soldi e il potere che si porta dietro, un bottino di guerra
per la politica. Un disastro che sarà destinato a peggiorare quando si farà
l’autonomia regionale. Eppure questo non dovrebbe essere possibile, almeno per
due, ottime, ragioni. La prima perché la tutela della salute è un diritto
solennemente garantito dall’art. 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela
la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della
collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Ogni giorno di questo
articolo se ne fa scempio, nel generale disinteresse non dico della politica,
che ha le maggiori responsabilità, ma anche delle istituzioni che hanno, tra i
compiti principali, quello di far rispettare la Costituzione. Le angosce,
l’impotenza per le lunghe liste d’attesa, per qualsiasi esame, aggravate dalla
pandemia del Covid-19 sono l’emblema di questo fallimento. E costringe un
numero enorme di persone a rivolgersi al servizio sanitario, organizzato ed
efficiente, offerto a pagamento, dalle strutture private, che sono riuscite a
superare i 9 miliardi di ricavi, con un +15,2%, rispetto al 2021. Si tratta di
un’autentica truffa, un gigantesco inganno da parte dello Stato, che ha
incassato da questi cittadini, mensilmente, evidenziati nella busta paga, i
contributi per un Servizio Sanitario che, nel momento del bisogno, non è in
grado di garantire. Dai dati di uno studio di Mediobanca emerge, indecente e gravemente
colpevole, una correlazione tra la crescita dei gruppi privati e la frenata
della spesa pubblica. Il rallentamento della spesa sanitaria, nell’ultimo
decennio, è figlia dei “provvedimenti legislativi finalizzati a ridurre l’onere
pubblico nel settore sanitario”. Aggiungo io: per favorire il business dei
privati. Un dato, in particolare, stupisce e indigna, è che uno dei 24 gruppi,
di cui si è occupata l’indagine, operante nel Molise, Lazio e Puglia,
eccellenza nella neurologia e neurochirurgia, ha portato i ricavi a 205 milioni
di euro. Vuol dire che anche settori di una certa complessità, come la
neurologia e la neurochirurgia, come l’oncologia, come la chirurgia
odontoiatrica (la più costosa d’Europa) sono affidati alle costose,
costosissime, eccellenze di privati.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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