Il Papa a Kiev, ma quando? Quando gli ucraini saranno tutti morti? Per ora l'ipotesi del viaggio è solo "sul tavolo"
Ho
visto che il Papa è andato a Malta. Pensavo, invece, che fosse stato molto più
urgente, e necessario, andare a kiev. Non sono io, naturalmente, a poter decidere
l’agenda di Papa Francesco. Ci mancherebbe, non conto nulla e non ho questa
presunzione. Sono solo rimasto molto sorpreso pensando alle implorazioni che Papa
Francesco, giustamente, ha fatto in tutti questi giorni, e che tutti abbiamo
molto apprezzato, perché tacciano le armi e si arrivi, prima possibile, ad una
pacificazione. E “cancellare la guerra dallo storia dell’uomo prima che sia lei
a cancellare l’uomo dalla storia “. Capisco, e me ne rendo conto, che il Papa
sia anche un capo di Stato e deve tenere rapporti diplomatici, di natura
politica e religiosa, con tutto il mondo. Tuttavia l’invasione di un Paese
libero e democratico, senza alcuna decente motivazione per giustificare l’aggressione
e la guerra, ha qualcosa di eccezionale, e davanti alle selvagge devastazioni,
con migliaia di morti e feriti, che ogni giorno le immagini televisive ci
documentano, non si può rimanere insensibili e inermi. E, infatti, anche il
Papa ha pensato che un viaggio a Kiev potesse essere utile alla causa, dare un
contributo di notevole importanza, con un gesto pieno di significati non solo
per i cattolici, ma per tutto il mondo. Tanto è vero che un viaggio in Ucraina
“è sul tavolo” dice Papa Francesco da Malta. Sì, ma quando? Quando gli ucraini saranno
tutti morti? E la cosa che mi stupisce, e mi intristisce, è quello che ha
riportato il Corriere della Sera, e
cioè che quando si sono incontrati, il 23 marzo scorso, il segretario di Stato
vaticano, Pietro Parolin e l’ambasciatore russo presso la Santa Sede, Aleksandr
Avdeev, si è parlato anche dell’eventualità di un viaggio del pontefice in
Ucraina, e questa prospettiva, per il regime di Mosca, sarebbe stata “un regalo
agli Stati Uniti, prima che a Zelensky”.
Se le cose stanno veramente così, la visita del Papa, allora, doveva essere
organizzata subito, prima possibile, non lasciarla, per così tanto tempo, solo
“sul tavolo”. Per mandare al mondo intero un messaggio chiaro e netto da che
parte stare. E smuovere le coscienze, anche di chi sembra ne sia del tutto
privo. Perché ogni giorno, ogni ora che
passa ci sono morti e distruzioni, con una ferocia che rende tutto terribile
oltre che inaccettabile. E seppure considerando la opportunità di tenere un
equilibrio tra ortodossi russi, ucraini ed est europei, mi sembra ci sia stato
un eccesso di zelo e di prudenza, quella prudenza che, peraltro, è del tutto
mancata al patriarca di Mosca, Kirill che in un’omelia ha “appoggiato
inopinatamente il conflitto con motivazioni rozzamente antioccidentali”.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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