Covid e guerra: tutti contro tutti. Ma le bombe sparate dai russi dove cadono?
Covid
e guerra, le due tragedie che ci stanno rovinando la vita, hanno offerto
l’occasione per dividere tutti, tra opinioni diverse e contrapposte, e a scatenare
gigantesche risse, tutti contro tutti, mai viste prima. A dire il vero c’è
stata un’altra tragedia, questa sicuramente minore rispetto alle altre, e
trascurata per mancanza di spazio nei giornali, quella dell’esclusione dell’Italia
dai Mondiali di calcio. Così si è salvato Roberto Mancini (con i suoi 4 milioni
di euro netti l’anno) dalle critiche e dalle invettive che, invece, avevano
travolto, fino a farlo dimettere, l’ex c.t. Giampiero Ventura, quando, ai
Mondiali di quattro anni fa, gli Azzurri furono eliminati dalla Svezia. Certamente i nuovi, e diffusi, mezzi di
comunicazione, e le trasmissioni televisive al seguito, hanno contribuito a
portare ai massimi livelli questi scontri, così da provocare, tra l’altro, una
spessa nebbia dentro cui si stenta a distinguere il vero dal falso, il buonsenso
dall’imprevidenza, la buona e la malafede. E diventa impossibile, o quasi,
stabilire chi ha ragione e chi torto. Ho notato, tuttavia, che alcune prese di
posizioni nascono da presupposti così assurdi che smascherano facilmente, in
maniera macroscopica e inconfutabile, la infinita malafede (o, forse, quel che
è peggio, l’interesse) che c’è in alcuni. I quali hanno facilmente buon gioco
perché basta che, ogni volta, insinuano, sollevano, seminano dubbi, e, d’incanto,
la pianta dell’incertezza cresce e si sviluppa immediatamente. Cominciando da qualcuno
che considerare il conflitto tra Russia e Ucraina come una guerra normale,
scoppiata tra due stati, e s’impostano analisi, si traggono conclusioni
partendo da questo assunto, che non corrisponde al vero. Perché è evidente -
almeno questo immagino sia considerato vero - che ci sia stata un’invasione con
i carri armati, mostrati sfilare in decine di chilometri, per giorni e giorni, dalle
immagini televisive, sfidando un Paese che ha avuto solo la colpa di non volere
la dittatura e di aver scelto la democrazia e la libertà. Se non si parte da questa
verità tutti i ragionamenti conseguenti sono pesantemente viziati. E dovrebbe essere considerato, quindi, del
tutto normale che gli ucraini, al di là di ogni previsione, con coraggio ed
eroismo, stiano cercando di difendersi. Per alcuni, invece, non lo dovevano
fare. Si dovevano arrendere, subito, così - ci spiegano gli intellettuali
illuminati nostrani - si difende la Pace. E non si rischia di scatenare la
terza guerra mondiale. Proseguendo su questi binari logici, se la Russia, dopo
l’Ucraina, dovesse invadere la Polonia o la Finlandia, cosa che peraltro hanno
già fatto in passato, i polacchi e i finlandesi dovranno subito alzare bandiera
bianca anche loro, arrendersi senza alcuna reazione, per non infastidire e fare
infuriare il dittatore russo, che potrebbe usare le armi atomiche e scatenare
la terza guerra mondiale. Ma dove porta questa specie di ragionamento? Prima o
poi bisogna fermarlo, in qualche modo? O no? Ora tutti sollevano dubbi sulle
stragi che si stanno facendo in Ucraina. Qualcuno, con prosa chiaramente delirante,
ha pure scritto, e l’dea geniale viene riportata nei vari talk, che quello che
vediamo nei filmati non è vero, è tutta una finzione, un film girato dai
collaboratori del presidente Volodymyr Zelens’kyj, che in passato ha fatto pure
l’attore. Tutti gli inviati di guerra, quindi, non sono in Ucraina, sono a
Hollywood e a Cinecittà, e ci raccontano il film che stanno girando. Lorenzo
Cremonesi, il giornalista del Corriere,
inviato in Ucraina, parlando, con accanto i morti e le macerie, si chiedeva,
stupito e sconcertato, l’altra sera in tv, come sia possibile che parte dell’opinione
pubblica italiana possa avere ancora così tanti dubbi davanti a fatti che tutti
possono vedere, filmare e documentare. Tutte queste stragi chi le ha
fatte? Molto probabilmente - lo
sostengono con sobrietà gli strateghi da salotto - sono stati gli stessi
ucraini, e, la loro tesi è certamente credibile perché lo dice pure il Cremlino,
quindi la fonte più autorevole che è possibile avere, e che è, notoriamente, affidabilissima.
Tanto che chiama l’invasione “operazione speciale”. Ma vorrei chiedere, da ingenuo quale sono, a
chi avalla subito la tesi russa senza alcun dubbio e incertezza: i missili e le
bombe che sono stati lanciati dai russi, di notte e di giorno, in queste sei
settimane di occupazione, dove sono andati a finire? E perché sono stati sparati, se non volevano
uccidere e sterminare i “fratelli” ucraini?
Un’altra notizia interessante, demenziale anche questa, è quella sul
consenso in Russia di Vladimir Putin, che è, secondo i sondaggi russi,
dell’83%. Timidamente, una giornalista russa ha provato a spiegare, l’altra
sera a Lilli Gruber e ai geni nostrani che erano lì con lei, che ai sondaggi,
in Russia, partecipa solo il 5% e che comunque tutti hanno paura. C’era bisogno
di questa ennesima testimonianza e precisazione per capire che in una dittatura
è tutto condizionato pesantemente dalle volontà, perverse, del dittatore? Non
hanno ancora capito che in Russia chi protesta rischia la vita o la prigione?
Sono cose che sanno tutti, note a tutti, meno a quelli che sono in malafede, ma
che, grazie a queste irragionevoli sciocchezze, trovano, inopinatamente, il
momento di notorietà, e di gloria, andando in televisione a dire sempre il
contrario, a prescindere.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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