I ritardi della Covisoc, tra la giustizia ordinaria e quella sportiva, con le immancabili sorprese di fine campionato. Dal fallimento del Catania al processo a 11 società per le "plusvalenze fittizie"

 

Il Perugia, lunedì prossimo, al “Romeo Menti”, nella gara contro il Vicenza, troverà, sulla panchina dei veneti, dopo l’esonero improvviso di Cristian Brocchi, il nuovo allenatore, Francesco Baldini. Baldini, ex grifone, fino a qualche giorno fa era l’allenatore del Catania, che, a tre (tre!) giornate dalla chiusura del campionato, è stato escluso dalla serie C, provocando un terremoto nella classifica del girone C e un’infinità di polemiche. Il fallimento del Catania era stato dichiarato il 22 dicembre del 2021, quando era stato anche concesso l’esercizio provvisorio per permettere la vendita della società, ma, andati deserti i due bandi, a febbraio e a marzo, c’era stata un’ulteriore proroga fino al 9 aprile, 17 giorni prima della conclusione del campionato. A nessuno è venuto in mente che, facendo uno sforzo di qualche settimana, si sarebbe potuto arrivare alla fine del torneo, senza provocare conseguenze pesanti sulla classifica. Lo stesso presidente del Tribunale di Catania, nel comunicato stampa, ha riconosciuto che si sia trattato di “una vicenda di interesse sociale” e, appunto per questo, la decisione si poteva fare slittare; d’altronde, con la fama di cui gode la magistratura ordinaria, che ha il record mondiale delle lungaggini, se avesse deciso tre settimane dopo non se ne sarebbe accorto nessuno. Salvo, ovviamente, le società e le squadre (molto) interessate dal provvedimento. La questione, come tante altre in passato, solleva qualche dubbio e molte perplessità. Se il fallimento è stato dichiarato a dicembre, a luglio, quando è stata fatta l’iscrizione al campionato, la società etnea aveva i bilanci in regola? E come ha fatto, se non erano in regola, a superare i controlli della Covisoc, la Commissione di vigilanza delle società sportive? Possibile che i segugi contabili della Figc abbiano trovato tutto in regola? Le esclusioni dal campionato devono essere fatte al momento dell’iscrizione, non farle alla fine del campionato, ingannando i tifosi e stravolgendo tutto. Il Catanzaro, per esempio, che lotta per la zona play off, e che, nel posticipo di lunedì sera, ha dato spettacolo a Foggia con un esaltante 2-6 e l’intermezzo, indecente, dell’aggressione a Iemmello, da secondo in classifica si è ritrovato al quarto posto, con conseguente vantaggio di altre squadre. Vedremo come finirà. Certamente fare i play off da seconda in classifica è tutta un’altra cosa che farli da posizione diversa. Ma cancellare a tutte le squadre i punti conquistati contro il Catania è, comunque, da qualsiasi punto di vista, una decisione iniqua e anti sportiva; perché così si penalizzano tutte le squadre che hanno vinto, o pareggiato, e si avvantaggiano le squadre che hanno perso. L’esatto opposto delle regole dello sport. Ora, le società interessate ai play off e ai play out, potrebbero tesserare, come ha fatto il Vicenza, anche i calciatori del Catania, tutti svincolati. Un’altra anomalia che incide sulle partite e sui campionati.  Intanto ieri, a Roma, nella sede della Federcalcio si è aperto il processo sportivo per le “plusvalenze fittizie”. Sono state deferite dalla procura federale 11 società, con 61 dirigenti: Juventus, Napoli, Empoli, Sampdoria, Genoa, Pisa, Parma, Pescara, Novara, Chievo Verona e Pro Vercelli. L’accusa è di “avere contabilizzato plusvalenze e diritti alle prestazioni dei giocatori per valori eccedenti quelli consentiti”. In pratica di aver sopravvalutato il valore dei calciatori e, con gli scambi, ottenuto delle plusvalenze per migliorare, alterandoli, i valori di bilancio. Per le società di A la violazione dell’art.31, comma 1, significa, però, solo qualche ammenda e squalifiche per i dirigenti. Ed è stato questo l’orientamento del procuratore Giuseppe Chiné che ieri ha chiesto solo pesanti multe e lunghe, quanto inutili e ridicole, squalifiche per i dirigenti. Era più grave la posizione delle due società di B, Pisa e Parma. Avrebbero fatto, secondo l’accusa della procura, “plusvalenze fittizie”, ma in maniera tale che senza quei ricavi, che hanno “alterato il patrimonio societario”, non avrebbero potuto ottenere l’iscrizione al campionato per “assenza dei requisiti richiesti”. Ciò poteva significare una pesante penalizzazione fino, addirittura, alla retrocessione o alla esclusione dal campionato. Ma, nessuna paura, anche per queste due società il procuratore Chiné ha chiesto solo ammende. Ancora una volta c’è stato, però, un ritardo da parte della Covisoc. La questione del Pisa, per esempio, era del giugno 2020 e riguardava lo scambio Gori - Loria con la Juventus. Non si può aspettare due anni, e il momento topico del campionato, per fare i processi. Le questioni sulle valutazioni dei calciatori, peraltro, sono sul tappeto da molti anni, se ne è occupata anche la Fifa, che ha pensato ad un algoritmo, ma non sono facili da risolvere perché il valore di un calciatore, specialmente se giovane, è difficile da stabilire con precisione, in quanto la sua condizione offre ampi margini nei criteri di valutazione. Può essere un brocco o un campione, ma non c’è stato, ovviamente, ancora il tempo, data l’età, di poter accertare nessuna delle due cose e, dunque, la valutazione può essere pesantemente condizionata dall’ottimismo o dalla malafede e, naturalmente, dall’interesse al business più o meno regolare. Ora si attende la sentenza. Ma è comunque il primo grado, poi c’è la Corte sportiva d’appello e, infine, il Collegio di garanzia del Coni. Ma non ce ne sarà bisogno, già in primo grado il Tribunale federale, venerdì 15 aprile, ha assolto tutti. Facendo propri i dubbi e le incertezze sopra esposti. Mancando criteri oggettivi, la valutazione dei calciatori è aleatoria e come tale non può essere considerata illecita.  

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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