" Sui carburanti vi stanno truffando", grazie ministro Cingolani, lo sapevamo
Che
sui carburanti ci fossero delle truffe, lo abbiamo sempre pensato, e saputo, un
po’ tutti. Lo abbiamo sempre immaginato ogniqualvolta abbiamo visto che quando
sul mercato petrolifero il prezzo del petrolio aumentava di qualche centesimo
di dollaro, immediato, in tempo reale, aumentava il prezzo dei carburanti alla
pompa. Quando, invece, succedeva il contrario, vale a dire il prezzo del
petrolio diminuiva, i prezzi alla pompa rimanevano gli stessi o diminuivano dopo
mesi e, comunque, con una lentezza esasperante.
Era abbastanza evidente questa squallida, intollerabile speculazione. Il
mercato del Brent, oggi, quota 112,12 dollari a barile (158,99 litri) con un
aumento, rispetto all’inizio dell’anno, del 2,55%. Di quanto sono aumentati i
carburanti? È quello che sta succedendo,
per l’ennesima volta, in questi giorni, con la scusa della guerra. Solo che
adesso gli aumenti sono stati così tanti, e pesanti, che hanno provocato un
giustificato allarme. Perché i trasporti, visto che sciaguratamente abbiamo
abolito, di fatto, il trasporto su rotaia, tutto avviene su gomma, quindi
provocherà un aumento incontrollato di tutti i beni, anche, per non dire
soprattutto, di quelli di prima necessità. Tanto che se n’è accorto anche
Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, che, come avviene tra buoni
vicini di casa, molto opportunamente, ci ha voluto “avvertire” di queste
“colossali truffe”. Non si sa se piangere o ridere. Ci saremmo aspettati, vista
la fonte autorevole da cui arriva l’avvertenza, che ci avesse anche detto i
provvedimenti che intende assumere il governo (di cui fa parte) per evitare il
protrarsi di queste truffe. Invece no, ci ha solo “avvertito”. Sulla lunga
filiera dei carburanti ci sono tanti truffatori, il primo è lo Stato italiano,
che impone 19 accise, sulle quali si paga l’Iva del 22% (imposta sulle imposte)
così che il 64% del prezzo dei carburanti è dovuto ai tributi che, nel 2021,
hanno dato un gettito fiscale di 23,6 miliardi di euro, meno rispetto ai 26
miliardi del 2017, ma solo perché ci sono stati consumi ridotti di carburanti. I
distributori di carburanti sono sezioni staccate dell’Agenzia delle Entrate. Le
accise sono tasse di scopo, e allora paghiamo il tributo per sostenere la
guerra d’Etiopia, sì quella finita nel 1936, la crisi di Suez del 1953, il
disastro del Vajont del 1963 e le spese per le ricostruzioni dei danni
provocati dai vari terremoti, succeduti nel corso degli anni. Imporre agli
italiani di pagare queste imposte per scopi che non ci sono più è,
macroscopicamente evidente, un imbroglio, o, per usare il termine del ministro
Cingolani, una colossale truffa, dello Stato nei confronti dei cittadini. Grave
come quella degli speculatori della filiera. Sulla riduzione o addirittura la
cancellazione delle accise sono lustri che alcuni politici mezzecalzette fanno
la campagna elettorale. E hanno preso pure i voti.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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