Quei dittatori pazzi che vogliono distruggere il pianeta e che andrebbero fermati prima
La
guerra scatenata da Vladimir Putin, che ha occupato, con i cari armati,
l’Ucraina, è l’ennesima dimostrazione che i dittatori, qual è Putin, andrebbero
fermati prima, prima che la loro follia di imperialismo e strapotere, arrivi alle
estreme conseguenze, come quella di scatenare una guerra. Un conflitto che con le armi atomiche, che
ormai sono in dotazione di molti Paesi, sarebbe dire distruggere il pianeta.
Cosa che dovrebbero sapere e capire tutti. Eppure c’è una corsa sfrenata agli
armamenti. Invece di investire per migliorare la vita dei popoli s’investe
sulle armi. La prima cosa inconcepibile è questa. Ovvia, quasi banale, ma
nessuno si fa paladino per chiedere il disarmo. Perché dietro le armi e gli
armamenti ci sono business enormi. E questi fanno gola a tutti, uomini senza
scrupoli e senza valori, la feccia dell’umanità. Quando il dittatore russo Putin
invade l’Ucraina, lo fa, lo può fare perché sa che sul piano militare non ha
rivali, e la Nato che pure potrebbe utilizzare armi atomiche forse anche più
potenti di quelli dei russi, è guidata da uomini saggi - almeno speriamo - che ad una follia non possono rispondere con
un’altra follia e infatti Putin minaccia dicendo che “se qualcuno interverrà il
mondo vedrà cose fino ad ora mai viste”. E rivolto a noi: “L’Italia ponderi le
sue mosse”. Ora, ci saranno le sanzioni economiche, degli Stati Uniti e
dell’Europa, l’unica arma, peraltro in parte spuntata, per cercare di fermare
la voglia di potere. Dico spuntata perché avranno conseguenze pesanti i russi, l’economia
e le finanze della Russia, ma avranno conseguenze altrettanto pesanti i Paesi
come l’Italia che dalla Russia dipendono, perché una politica demenziale, fatta
da assurde ideologie, non ci ha consentito di fare una politica energetica tale
da non dipendere, soprattutto per gas e petrolio, dai Paesi stranieri. Ma
quando dico di fermare prima i dittatori intendo dire che bisognerebbe
emarginarli prima, fare in modo che un dittatore sia considerato tale, sempre, e
per tutti. Essere fuori dal contesto mondiale può essere l’unico modo per
indurlo a lasciare libero il suo popolo e non minacciare la pace nel mondo. Nel
caso di Putin, per esempio, noi abbiamo avuto due politici che lo hanno
vezzeggiato, apprezzato, stimato. Ieri, un giornale riportava le decine di
dichiarazioni, frasi in verità deliranti, a favore del dittatore, rese
pubbliche e riportate dalla stampa, senza vergogna, di Matteo Salvini. Silvio
Berlusconi lo ha anche ospitato in una delle sue ville in Sardegna. A parte la
gravità, peraltro grottesca di questi elogi e di questi rapporti, che, a suo
tempo, nessuno aveva fatto rilevare come gravissimi e inopportuni, ora che
sarebbe il momento di fare qualcosa di utile, Salvini e Berlusconi perché non intervengono
per far valere quelle così tanto sbandierate “amicizie”? Perché non erano
amicizie. Perché erano semplici bluff, per il popolo bue, sempre in balia di
questi politici che raccontano balle e rappresentano, malissimo, il nostro
Paese. Con i dittatori sarebbe il caso di agire in maniera opposta a quella di
Salvini e Berlusconi, chiamarli per come sono, cioè dittatori, e isolarli
quanto più possibile dal contesto sociale, politico ed economico. Prima, non dopo,
prima che sia troppo tardi. Certo, sacrificando gli affari, ma per la pace,
forse, varrebbe la pena di far qualche rinuncia.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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