Le notti insonni pensando alle "manine" che stravolgono la manovra di bilancio e irritano i politici
I
“gialli” ci perseguitano, ogni giorno ce n’è uno, e poi c’è, ogni anno, l’immancabile
“manina” che mette nella manovra di bilancio qualcosa di sgradevole e
irritante, così da ostacolare il cammino della legge già di per sé irto di
ostacoli e di polemiche. Possibile che c’è sempre? Possibile. E mette in
allarme i cittadini e pure i politici che, incredibilmente, sono sempre all’oscuro
di tutto, e vengono a conoscenza solo quando quelle notizie le riportano i
giornali. Come se le misure fossero state concepite e scritte, del tutto arbitrariamente,
nella sede del dopolavoro ferroviario e non nei palazzi ministeriali. Inconcepibile, per esempio, che sia stato
proposto - giusto per calarci nella stretta attualità - quel maxiemendamento
alla manovra che dispone (disponeva) un allungamento della “finestra” per chi
va in pensione anticipata e un drastico depotenziamento del riscatto della
laurea breve al fine di uscire prima dal lavoro. Una proposta di questo genere,
per qualcuno, è inaccettabile, addirittura provocatoria, non avrebbe potuto
pensarla nemmeno Elsa Fornero. È stata inserita dalla solita “manina”. Una cosa
così ha giustamente indignato subito, più di tutti gli altri, indovinate
chi? Il ministro Matteo Salvini,
naturalmente, che, com’è arcinoto, ha, nella sua agenda politica, tra le altre,
tre nobili, di più: nobilissime missioni da portare a termine: la costruzione
del ponte sullo Stretto di Messina, condonare tutte le cartelle, piene di
sanzioni, degli evasori e, appunto, favorire l’uscita prima possibile dal
lavoro per agevolare chi sta per andare in pensione. Esattamente l’opposto di
quello che, a suo tempo, fece, piangendo, Elsa Fornero, insultata e denigrata,
in ogni occasione, dal leader leghista. Il ministro, poi, è uno che s’infuria
ancora di più se qualcuno gli ricorda, come fece la Fornero, o gli spiega, ogni
giorno, pazientemente, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo
Giorgetti, che, non si pensa solo al rating:
queste misure sono decise, e servono, per contenere la spesa e il debito dello
Stato, che la Banca d’Italia, qualche giorno fa, ha fatto sapere che, ad
ottobre, ha superato i 3.131,7 miliardi di euro. Ma che volete che possa
interessare il debito a Salvini? Lui ha le missioni da compiere e non può certo
indugiare, o andare per il sottile e farsi condizionare da queste quisquilie. E,
allora, si è impuntato, e ha voluto, e imposto, l’immediata correzione con un
subemendamento che ha modificato, in parte, il maxiemendamento, con lo stop
alle pensioni, “sulle quali non si scherza”. Un “capolavoro” di acrobazia politica
e finanziaria di altissimo livello per (sperare di) trovare il consenso tra il
popolo leghista e non. D’altronde, questa politica d’attacco è quella che,
secondo il segretario, potrà portare la Lega a percentuali elettorali a doppia
cifra. Ora io mi chiedo: se non ci fosse stata la “manina” a inserire quella misura
indigesta nella manovra, Matteo Salvini avrebbe potuto avere, per giorni, tutta
questa enorme pubblicità? Avrebbe potuto mettere sulla graticola Giorgia Meloni
e Giancarlo Giorgetti facendo credere che solo lui è dalla parte del popolo e
che la Lega (la sua Lega) non avrebbe mai potuto votare quella obbrobriosa
manovra? Insomma una “manina”, invece
che maledetta, provvidenziale, per condurre al proscenio il nostro ministro dei
Trasporti verso il suo ambizioso piano elettorale, faticosamente digeribile da Giorgia
Meloni e Giancarlo Giorgetti.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
Commenti
Posta un commento