Inutile il congelamento: ridiamo subito gli asset alla Russia perché se li prenderanno comunque, con le buone o con le cattive

 

Ci sono tutti i presupposti per un’altra guerra, questa volta dei soldi, che non porterà a nulla se non ad un altro interminabile palleggiamento di minacce, sfide e intimidazioni fino alla logica, prevedibile e scontata conclusione: i russi, gli asset, prima o poi, se li prenderanno, con le buone o con le cattive. E, forse, anche con gli interessi. L’Unione Europea è un’alleanza ancora tutta virtuale, con 27 Paesi che pensano ognuno per conto proprio, principalmente agli interessi nazionali più che a quelli generali. L’Europa, peraltro, è ora più divisa e più fragile, dopo il “tradimento” e il sorprendente e sconcertante abbandono di Donald Trump, diventato partner difficile, che tratta con i guanti bianchi e il tappeto rosso Vladimir Putin con cui, al di là di alcune dichiarazioni incoerenti, fa affari e moine.  La questione è nota. La Russia ha depositato in Europa 210 miliardi di euro, tra fondi e titoli, di cui 185 miliardi in Belgio, presso la piattaforma (privata) Euroclear, tutti sequestrati, seppure in modo non definitivo per evitare che si tratti di confisca vietata dal diritto internazionale, da quando Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina. Ora c’è qualcuno, in particolare il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che pensa (pensava) di utilizzare quelle risorse per riparare i danni in Ucraina, provocati, appunto, dall’invasione sovietica. All’apparenza potrebbe sembrare una buona idea, anche giusta, solo che spesso queste idee vengono concepite e divulgate senza il parere dell’oste. Nella fattispecie l’oste è un dittatore che da quasi quattro anni ha invaso, e ogni giorno bombarda liberamente, provocando migliaia di morti, un paese libero senza che nessuno abbia mai avuto la possibilità, la voglia e la forza di ostacolarlo. Ci sono state sì le sanzioni economiche, ma non quelle che sarebbero servite per mettere veramente in ginocchio la Russia. L’unica cosa fatta è stata quella di fornire le armi per aiutare l’eroica resistenza ucraina. Ora, in attesa che finisca la guerra, Kiev ha ancora bisogno di aiuti e, ieri, il Consiglio dei capi di Stato e di governo europei ha deciso, all’unanimità, per un “prestito” di 90 miliardi di euro in due anni, finanziati con debito comune e garantiti dal bilancio Ue. I fondi serviranno a Volodymyr Zelensky per pagare stipendi, pensioni e spese militari ed evitare la bancarotta. Senza così toccare gli asset russi che rimarranno ancora congelati. La “rapina è fallita” ha esclamato Putin. La Russia, intanto, ha già annunciato di voler tentare una causa presso la Corte arbitrale di Mosca contro Euroclear per risarcimento dei danni pari all’importo totale dei beni congelati, oltre alle ulteriori entrate perse. È bastato già questo possibile rischio a incrinare le decisioni e ad aumentare i distinguo: Ungheria e Slovacchia hanno già detto no all’utilizzo degli asset russi congelati, mentre Francia e Italia, che potrebbero essere chiamate a pagare 25 miliardi di euro ciascuna, tentennano; con la presidente Giorgia Meloni la quale ha detto che bisogna che ci sia una “base giuridica solida”. Insomma il finale è già scritto ed è chiarissimo. E, allora, è meglio dare subito gli asset alla Russia, evitando di cominciare la guerra dei soldi, destinata a finire con la resa incondizionata dell’Ue e l’ennesima manifestazione di divisioni e impotenza con pure il corollario di brutte figure.

Fortunato Vinciwww.lidealiberale.comAgenzia Stampa Italia


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