Ma gli armamenti dei Paesi europei non sono già sufficienti? Un trattato l'alternativa al Rearm Eu
Com’è
arcinoto, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, qualche
giorno fa, ha fatto approvare una risoluzione dal Parlamento europeo per un finanziamento
di 800 miliardi di euro, detto Rearm Europe, per sostenere il riarmo di tutti i
Paesi della Comunità Europea in grado di far fronte ad eventuali aggressioni,
com’è successo, tre anni fa, da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina.
Questo scudo difensivo era stato fino ad ora garantito dalla Nato, ma Donald
Trump, appena eletto, ha comunicato, tra la sorpresa generale, che ogni paese, d’ora
in poi, dovrà pensare a difendersi per conto proprio, perché non ci sarà più la
protezione Nato con il prevalente sostegno militare degli Stati Uniti
d’America. Senza il deterrente militare Nato, cosa che finora ha evitato il terzo
conflitto mondiale - lo tengano bene in mente i pacifisti da salotto - tutti i
paesi, presi singolarmente, hanno poche possibilità di potersi difendere dalle
eventuali aggressioni dei paesi più forti e potenti, che peraltro possiedono pure
le armi nucleari. In fondo, è quello che
è successo all’Ucraina: senza gli aiuti militari, arrivati da mezzo mondo, poco
o nulla sarebbe stata capace di fare, nel lodevole, coraggioso tentativo di
tenere testa, da tre anni, alle potenti forze militari sovietiche. Da qui l’esigenza
di incrementare gli armamenti con 800 miliardi di euro in funzione, s’intende,
esclusivamente difensiva. Sono d’accordo, come ho già avuto occasione di
scrivere, sulla assoluta necessità di costruire questo scudo militare
difensivo, ma, forse, a pensarci bene, ci potrebbe essere un’alternativa.
Immediata, facile e interessante. Se ogni anno, in pratica da 80 anni, dalla
seconda guerra mondiale, tutti i 28 paesi (limitiamoci ai 27 dell’Ue con
l’aggiunta dell’Inghilterra), hanno speso dall’1 al 3% del Pil per gli
armamenti, vuol dire, al netto di quelle che in questi tre anni sono state mandate
all’Ucraina, che gli arsenali sono abbastanza pieni e aggiornati lo stesso. Non
solo, tra questi paesi, ce ne sono almeno due, la Francia e l’Inghilterra, con centinaia
o migliaia di bombe atomiche. Penso, allora, che basterebbe un trattato (una
nuova Nato o una Nato integrata) con cui ci si impegna in caso di attacco o di invasione
di uno dei 28 paesi (e di altri che eventualmente volessero aggregarsi)
l’immediato intervento di tutti gli altri a difesa del paese aggredito. Penso
che già oggi ci sarebbero tutte le armi e le munizioni, e tutte le condizioni,
per avere una forza difensiva militare abbastanza forte e potente per
scoraggiare chiunque ad attaccare l’Europa, formata, come già detto, da 28
paesi, con più di 500 milioni di cittadini, e con a disposizione anche armi
nucleari. Un trattato di questo genere si potrebbe fare subito, senza impegnare
800 miliardi di euro e, soprattutto, senza offrire l’occasione di eccedere
negli armamenti, oltre ogni ragionevole esigenza, come, per esempio, ha già deciso
di fare la Germania, con la “corsa al riarmo”, già votata e pure senza vincoli
di bilancio. È vero che non c’è più Adolf Hitler, ma la storia, a volte, si
ripete, e allora è il caso di ricordarsi che l’aggressione nazista fu possibile
grazie al riarmo (segreto) tedesco (1918-1939), peraltro in violazione del
trattato di Versailles.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
L’idea di una nuova Nato o Nato integrata, esclusivamente europea, puo’ essere anche buona ma al momento forse prematura, visto che la Nato, quella vera, ce l’abbiamo ancora, e probabilmente ce l’avremo ancora per parecchio. Trump e’ solo cassa di risonanza del suo elettorato, contrario alla politica internazionalista degli Stati Uniti. Un elettorato che pensa che noi europei stiamo approfittando della loro costosa macchina militare, senza pagare pegno. E quindi l’aut aut di Trump, “o contribuite quanto noi all’Alleanza o io mi sfilo”. Ma e’ solo bluff. Se infatti sotto il profilo formale l’America puo’ uscire dall’Alleanza, l’operazione e’ tutt’altro che semplice. Nel dicembre 2023, il Congresso americano ha approvato un emendamento che priva il presidente dell’autorita’ di ritirare gli Stati Uniti da alleanze militari senza preventiva delibera del Senato assunta con maggioranza qualificata (di 2/3), cioe’ senza un accordo politico tra repubblicani e democratici, e Trump lo sa bene. E infatti, a una domanda di una giornalista della Nbc, ha recentemente risposto che "Se gli europei pagano i loro conti e non approfittano del nostro ombrello, la risposta è che assolutamente resterò nella Nato". Trump vuole solo soldi, consapevole che per ogni miliardo in piu’ di investimento militare europeo, ormai facilitato dal ReArmEU, il 30-40% va a finire nei fatturati di Lockheed, Northrop, Boeing e compagnia bella.
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