La Pace a tutti i costi
Credo
che non sia mai successo che con un semplice fischio, di un semplice
giornalista, accorressero in piazza così tante persone. Evidentemente è stato
il movente di quella chiamata a suscitare così tanto interesse e fervore. La gente,
50 mila a Roma, ma chissà quanti altri in tutta Italia, ha capito che il grido
di allarme di Michele Serra andava raccolto e sostenuto perché il momento che
stiamo attraversando è di pericolo, grave, immane, incombente. Sulla scena
mondiale sono apparsi personaggi assai poco raccomandabili che si sono messi a
giocare, irresponsabilmente, con le armi per soddisfare ambiziosi progetti
imperialistici. Situazioni che è da incoscienti e irresponsabili sottovalutare.
L’Europa unita può svolgere un ruolo importante e determinante per la pace. Ieri
c’è stata una manifestazione che manda un messaggio chiaro netto, preciso, preoccupato,
di più: allarmato e angosciato. Quando qualche imbecille scrive che ieri in
piazza si sono mischiati guerrafondai e pacifisti racconta il falso,
probabilmente perché è pagato per sminuire l’importanza della manifestazione o
perché è un cretino. Ieri c’è stato un solo, unico messaggio: cerchiamo e
vogliamo la pace, a tutti i costi. Vuol dire che si debbano mettere in campo
tutte le iniziative, nessuna esclusa, per raggiungere questo obiettivo. Mi è
tornata in mente, in questi giorni di polemiche per il RiArm Europe, la storia di mio padre. Unico esattore comunale di un
piccolo paese della Calabria. Per ovvie ragioni teneva spesso in ufficio, nel
cassetto, senza nemmeno poter usare la cassaforte, che non c’era, milioni di
lire, che, negli anni ‘50 e ’60, erano un’enormità, e temendo qualche rapina
portava sempre con sé la pistola. Io gli dicevo che rischiava di farsi
ammazzare per difendere il denaro pubblico e lui mi rispondeva che proprio
perché si trattava di denaro pubblico doveva portare la pistola, ma doveva servire,
aggiungeva, subito dopo, del tutto convinto, come deterrente, per scoraggiare
qualche malintenzionato. Non so se è stata la pistola, rimane il fatto che non
è mai successo nulla. Tenere le armi per difendersi è una cosa diversa,
completamente diversa, da chi si arma per attaccare, e lo dice e lo fa. Come
Vladimir Putin con la Crimea e l’Ucraina. Eppure in un’altra piazza di Roma,
sempre ieri, si sono riuniti quelli che si ritengono gli unici pacifisti, quelli
veri, infatti inneggiano a Putin, “nostro amico”. Più chiaro di così.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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