Quando la "libertà di parola" in medicina provoca ansia e confusione

 

 “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La Costituzione fornisce ad ognuno di noi questa libertà, che si traduce, oggi più che mai, in un potere straordinario. Ma credo, però, che questo “liberamente” non valga sempre in assoluto. Su certe materie, come la medicina, si può dire tutto, certamente, ma è doveroso tenere conto, con straordinario senso di responsabilità, degli effetti che una notizia produce o che può produrre. E, per questo, il pensiero va attentamente misurato, controllato, verificato, prima di essere liberamente espresso. Questo lungo prologo si è reso necessario per valutare le notizie di ieri e di oggi, sulla sanità. Due scienziati, Katalin Kariko’ e Drew Weissman, “che salvarono il mondo”, come sostiene la Repubblica, hanno ricevuto il Nobel per la medicina, per “i vaccini mRna contro il Covid”, una ricerca che potrebbe portare anche ad una svolta per un vaccino contro la malaria e i tumori. Una pietra miliare sulla strada della ricerca. Tutti, però, sanno anche che questa campagna delle vaccinazioni contro il Covid-19, è stata fortemente contestata, con strascichi e polemiche perché - secondo alcune tesi contrarie -  la vaccinazione avrebbe provocato gravi conseguenze. Infatti LaVerità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, che da tre anni, ogni giorno, scrive qualcosa contro le vaccinazioni anti Covid, riportava ieri, accanto alla notizia del Nobel, il parere del “grande oncologo Dalgleish che denuncia: “Dopo la terza dose aumentati certi tumori”. E, oggi, per completare il quadro, LaVerità riporta i dubbi sulla possibile insorgenza dei tumori che sarebbero stati espressi dagli stessi scienziati premiati con il Nobel. Ora, un povero cristo come chi scrive, che, seguendo i consigli del medico di famiglia, ha fatto anche la terza dose di vaccino, deve stare tranquillo perché coloro che lo hanno fatto sono dei geni, come ritengono gli accademici delle scienze svedesi che hanno assegnato loro l’importante riconoscimento, o, invece, preoccuparsi seriamente, perché, da un momento all’altro, gli si può diagnosticare un tumore per aver fatto il vaccino? La soluzione del dilemma, ammesso che ci sia, la lascio ai lettori.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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