Il pallone malato, gonfiato con i soldi e i debiti

 

Lo so bene - prima che intervenga qualcuno a farmelo notare - che, in questo momento, ci sono cose molto più importanti e più delicate del calcio, ma c’è anche questo, purtroppo, che sconcerta, indigna e amareggia milioni di appassionati. Già c’era la disparità tra finanziatori stranieri che avendo soldi infiniti si trastullano con le squadre di calcio di mezzo mondo, drogando i campionati a dimostrazione e conferma che ormai il gioco del calcio, a certi livelli, si può praticare solo se ci sono i soldi, molti, infiniti, e quelli che non ce l’hanno, e vogliono competere, devono fare debiti, tanti anche questi. I numeri del calcio italiano: vale 5 mld di euro, ha debiti per 5,6 mld e perdite per 3,6 mld con un disavanzo aggregato dei club professionistici che, nella stagione 2021-2022, è salito a 1,4 miliardi di euro. Una follia. Il costo degli stipendi, nell’ultima stagione, pesa notevolmente sui conti, sfiorando l’84% dei ricavi. Eppure i calciatori non sono contenti e soddisfatti, e scommettono, scommesse clandestine, sui siti gestiti dalla criminalità organizzata, l’ultimo, clamoroso scandalo. Non è la prima volta che succede, è vero, ma ciò non toglie la gravità di quanto è successo. La prima domanda sorge spontanea: ma i calciatori che vanno a scommettere, che giocano in serie A o nei campionati stranieri di prima fascia, di quanti soldi hanno bisogno per sentirsi appagati? Non bastano loro i milioni di euro che percepiscono, la notorietà, i successi, vogliono di più, sempre di più, altri soldi, magari con procedure scorrette o, addirittura, illecite. Sì, perché al di là di quello che riusciranno a scoprire le indagini in corso, sembra, così come appare anche da queste prime notizie, che il fenomeno, nonostante sia espressamente vietato dall’ordinamento federale, sia abbastanza diffuso, si parla di cinquanta calciatori. E, allora, è inevitabile porre una seconda, inquietante, domanda: con tutti questi calciatori-scommettitori, le partite e i campionati sono stati condizionati? Insomma, le partite sono state truccate? Perché se è solo il vizio del gioco o la ludopatia, come c’è qualcuno che, già, cerca di giustificarli, come mai i calciatori non hanno mai pensato di giocare al lotto o al superenalotto, che stasera mette in palio, con il suo jackpot, quasi 70 milioni di euro? Puntavano sulle partite, forse anche su quelle in cui giocavano loro stessi, e, allora, come si comportavano in campo sapendo che dal risultato della gara dipendeva la vincita o la perdita? Cose impensabili, inaudite. Ma anche se le partite non fossero state quelle in cui giocavano, puntavano guardando solo la classifica e le formazioni, come qualsiasi altro scommettitore, o avevano altre informazioni, diciamo particolari e riservate? Perché è ragionevole - pensando male (com’è noto: si fa peccato, ma spesso s’indovina) - immaginare che chi punta cinquantamila o centomila euro su una o più partite di calcio non può farlo guardando solo la classifica e le formazioni, ma anche sapendo qualcos’altro. D’altronde il divieto a scommettere per i calciatori è dovuto proprio a questo: a garanzia del regolare svolgimento delle gare e dei campionati. L’ennesima delusione, un altro colpo basso alla credibilità del calcio. Un intollerabile inganno ai tifosi.      

Fortunato Vinci – www.lidealiberale. com – Agenzia Stampa Italia

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