Le contraddizioni nella navigazione, incerta, dell'Italia, nonostante il nocchiero Mario Draghi
L’Italia
sembra come una di quelle carcasse che affronta il mare in tempesta
nell’incertezza assoluta, con il rischio di affondare da un momento all’altro.
Il nocchiero, dicono, sia esperto, ma la navigazione è sempre, ogni giorno, più
difficile e la rotta piuttosto incerta e indefinita. E non si capisce quali
siano le carte nautiche che consulta per la navigazione e, soprattutto, chi
gliele ha fornite. La metafora nautica per dire che il presidente del Consiglio
Mario Draghi appare da qualche tempo incerto e con le idee piuttosto confuse. Quando
dice di aver prorogato il bonus 110 % e poi mette dei vincoli talmente stretti
che nessuno lo può utilizzare, chi vuole ingannare? I partiti, che glielo hanno
chiesto, o i cittadini, o fare, come sembra, entrambe le cose? Nella legge di
bilancio c’è scritto che il sismabonus è prorogato oltre che per i condomini (che
lo possono utilizzare pochissimo) e le case popolari anche per le altre abitazioni
purché il proprietario abbia un Isee non superiore a 25 mila euro. Ma una
persona che abbia una casa (necessaria, altrimenti non si capisce perché lo
dovrebbe chiedere) e un’automobile, seppure scaciata, e qualche euro sul conto,
alla posta o in banca, risparmio accantonato per un’emergenza e per i funerali,
è chiaro a tutti che supera certamente quella cifra. Lo hanno capito, scritto e
detto un po’ tutti, a parte qualche politico mezzacalzetta che si è vantato di
aver ottenuto la proroga, come richiesto dal suo partito, ma è uno dei tanti
che vota senza capire quello che c’era scritto. Ma Draghi - mi chiedo sconcertato
- come sia possibile che non abbia capito l’inganno che faceva? Un’altra cosa
che ci lascia interdetti è come il capo del governo non riesca a capire che
questi rinvii - intervallati da tanti sì, no, forse - abbiano sconvolto il
mercato: la corsa agli acquisti per rispettare i termini ha fatto salire i
prezzi delle materie prime, raddoppiati, in qualche occasione triplicati. Ritardi nelle forniture e nelle consegne.
Questo tira e molla innervosisce e complica la vita a tutti. I lavori devono
poter essere programmati, le imprese edili lo devono sapere per tempo, i
professionisti lo stesso, come si fa a stare dietro a centinaia di circolari,
incomprensibili, contraddittorie dell’Agenzia delle Entrate? Un disastro. Se
non ci sono i soldi per concedere queste agevolazioni si abbia il coraggio di
dire: non si possono fare! E, aggiungere, i soldi servono per il Monte dei
Paschi, la buonanima Alitalia ed altre imprese fallimentari. Che, poi, ad
essere chiari, e scavando un po’, si capisce anche che si tratta di agevolazioni
solo apparenti, e comunque momentanee, perché nel tempo, con l’inevitabile
aumento della rendita catastale, sulle abitazioni graveranno maggiori tributi,
più di quelli, pesantissimi, e costituzionalmente illegittimi, che già si
pagano. Un’altra decisione sconcertante è quella dei controlli del fisco in
azienda. Tutti sanno, suppongo anche Draghi, che abbiamo, come Paese, il record
mondiale dell’evasione fiscale; dicono, alla Corte dei Conti, che si aggira
intorno a 110 miliardi di euro, un’enormità. E tutti siamo in attesa che lo
Stato metta in atto strumenti efficaci per contrastare questa evasione. Succede,
invece, che questi controlli, quelli dell’Agenzia delle Entrate sulla verifica
dei conti alle aziende, d’ora in poi non dovranno più essere a sorpresa, con la
speranza, seppure remota, di scoprire qualcosa di quella montagna di evasione.
No, basta. D’ora in poi, è stato inserito nel disegno di legge del 4 novembre
scorso sulla concorrenza, niente più controlli a sorpresa per cogliere in fallo
le aziende, ma l’azienda sarà contattata dall’Agenzia delle Entrate per
programmare la verifica del fisco, per conoscere la natura del controllo ed i
documenti necessari. Il tutto, dicono dal governo, per non ostacolare la
ripresa delle aziende, che non dovranno essere costantemente vessate da
verifiche su verifiche. Le aziende, come tutti gli altri contribuenti, sono
vessati, oltre che dalle verifiche e dai controlli, da una pressione fiscale
insostenibile, tanto che molti imprenditori si trovano spesso davanti ad un
tremendo dilemma: o evado o chiudo. E, allora, bisognerebbe prima abbassare i
tributi e poi fare i controlli veri per scoprire chi evade. Questa decisione è
intollerabile, perché è ipocrita, inutile, e oltraggia l’intelligenza dei
cittadini. Perché sarebbe meglio dire la verità: non abbassiamo la pressione
fiscale perché non ne siamo capaci, le riduzioni fiscali fateveli da soli,
tanto il fisco non verrà più a controllare e se, ogni tanto, volesse farlo, vi
informa tempestivamente. Mi ricorda il parcheggio al mare, durante l’estate in
Calabria. Mai una ricevuta nemmeno su specifica e insistente richiesta. Una
mattina arrivo e tutte le automobili avevano la ricevuta fiscale, sorpreso
della novità, chiedo lumi al parcheggiatore, il quale, con la massima naturalezza,
mi dice: ci hanno detto che oggi verrà la finanza a controllare. Che siano
state queste geniali modalità calabresi ad avere ispirato il presidente Mario
Draghi e il ministro Renato Brunetta?
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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