Al "Senigaglia " solo fantasmi biancorossi e il Como ne approfitta (4-1)
Da
Ferrara a Como. Dal paradiso all’inferno. È difficile immaginare cosa sia
successo per avere una metamorfosi così radicale e così repentina in soli sette
giorni. Mancava, è vero, Angella, pilastro della difesa, ma non è possibile che
in 28’ quella che era ritenuta la migliore difesa del campionato subisca
quattro gol ed uno lo ha salvato il palo, che ha respinto il pallone scagliato
da Parigini. Massimiliano Alvini dovrà, in queste due settimane che ci sono
prima della prossima partita interna contro il Crotone, sabato 20, vedere e
rivedere la partita del “Senigaglia”, analizzarla dal primo all’ultimo minuto, individuare
tutto quello che non è stato fatto e correggere i buchi, i vuoti tattici, gli
errori marchiani di una squadra che, al di là dei numerosi sbagli dei singoli, era
disposta in campo malissimo. Il Como, in gran forma, è stato agevolato dagli
avversari, fantasmi, ombre in
biancorosso, ha squarciato, con una facilità disarmate, il centrocampo e la
difesa dei perugini ed è andato sempre al tiro con estrema facilità. In avvio,
c’era stato un colpo di testa di Sgarbi, con il pallone respinto dalla traversa
della porta difesa da Gori, a dare l’illusione di un’altra bella giornata, come
era sempre avvenuto in trasferta. Ma già al 7’ tutti hanno capito che oggi le
cose sarebbero andate diversamente, nel vedere La Gumina, sgusciare via a Dell’Orco,
tagliare come burro la difesa e infilare, senza scampo, Chichizola. Non c’è
stato il tempo di riprendersi che, in area, il pallone è finito su un braccio
di Dell’Orco e il conseguente calcio di rigore è stato trasformato dall’ex
Cerri. Quattro minuti dopo Bellemo si infilava nella allegra difesa e faceva il
terzo gol, seguito da un altro guizzo dei lariani, qualche minuto dopo con Solini
che componeva il mortificante poker. Cosa è successo? È successo che la gara
andava affrontata con una certa sagacia tattica. Lo suggeriva l’emergenza del
reparto difensivo senza Angella e lo suggeriva la vena e il momento magico
dell’avversario. Con tre in difesa, il ritorno indietro dei due esterni di
centrocampo, Ferrarini e Falzerano, sono non necessari, indispensabili in fase
di non possesso. E questo non è avvenuto, e anche al centro, con Kouan e Segre
c’era una eccessiva propensione offensiva, e i recuperi, quasi sempre, lenti e
tardivi, così che il Como ha fatto 10 tiri e tutti nello specchio della porta,
ciò sta a significare che i giocatori comaschi sono andati al tiro senza essere
mai ostacolati. E poi non si cerca mai la profondità, la verticalizzazione,
l’unica volta che è stata fatta è nato, all’inizio del secondo tempo, il gol
della bandiera (bianca) di De Luca, favorito anche dall’intervento goffo del
portiere Gori. Un’altra giornata nera dopo quella con la Reggina? Può darsi, ma
non devono essere molte, altrimenti non sono eccezioni.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
Sconci come quelli di oggi possono lasciare tracce durature nella psicologia della squadra. La condotta tattica di Alvini è stata a dir poco ridicola: perché andare all'assalto di un
RispondiEliminaComo che vive di contropiede? Che di contropiede aveva appena rubacchiato la vittoria di
Terni. I giochi si sono chiusi al primo gol, come con la Reggina. Perugia assolutamente
negato a "fare la partita". E in questo, ben più che Alvini, c'entrano i limiti dell'organico.
Adesso, tanto per gradire, due gare interne! Anche l'anno scorso, a Reggio Emilia,
dopo un buon avvio...