Maradona, lo straordinario, indimenticabile campione degli eccessi
Diego Armando Maradona è
morto a 60 anni dopo una vita intensa, fatta di eccessi, sul campo e fuori dal
campo. Ricordarlo oggi facendo confronti improponibili con Pelè, per cercare di
stabilire chi è stato il più bravo, o il più grande, è sbagliato perché i due calciatori,
con il loro straordinario talento, non sono paragonabili, non solo e non tanto
perché hanno giocato in epoche diverse, con compagni e avversari diversi, ma
soprattutto perché ognuno aveva caratteristiche tecniche differenti, eccezionali,
ovviamente personali, e, come tali, non è possibile sovrapporre. Due grandi,
non c’è alcun dubbio, che meritano di stare, entrambi, sulla vetta, come i due
migliori calciatori di tutti i tempi. Diego ha saputo fare cose meravigliose,
che rimarranno indelebili nella storia del calcio, unendo il suo talento con
l’amore per il calcio dei napoletani, in una simbiosi mai vista prima e forse
irripetibile. Cominciata con quelle immagini di uno stadio, il “San Paolo”, che
tra qualche settimana sarà intitolato al suo campione scomparso, gremito di
settantamila spettatori, tifosi esultanti, per assistere, pagando mille lire,
alla semplice, banale, presentazione del fuoriclasse, fatta di quattro calci al
pallone. Come se quell’abbraccio non fosse fatto ad un forestiero appena
arrivato, ma ad un napoletano tornato da chissà dove, al condottiero che veniva
dall’Olimpo e non dal Barcellona. Qualcosa
di incredibile. E di unico. Anche l’intuito di capire che da quel momento in
poi il Napoli non sarebbe stato più lo stesso, una squadra come tante altre
come lo era stata fino ad allora, ma che sarebbe diventata la protagonista del
campionato, sempre al proscenio, per il gioco e lo spettacolo. E per i
risultati. Con le magie di Diego sono arrivati due scudetti, una Coppa Italia,
una Coppa Uefa, una Supercoppa. Ma vincere a Napoli non è come vincere a Milano
o a Torino. Al Nord la vittoria fa parte della vita quotidiana, della normalità.
In tutti i campi, non solo nello sport. A Napoli no, come in tutto il Sud. E
per il Napoli (e Napoli) con Diego in campo, in maglia azzurra, il confronto
con le storiche avversarie, almeno quello sul campo, è diventato finalmente
competitivo, fatto di considerazione e rispetto. Fu solo un riscatto sportivo, forse
sì, se si vuole, effimero e superficiale, ma bastò quello per esaltare le
folle. I gol, le vittorie, i successi per dimenticare. Il rinascimento sportivo
del Sud con il suo eroe Diego Armando Maradona che nessuno potrà mai più
dimenticare. E non lo potranno dimenticare, nemmeno - eroe dei due mondi -
nella sua Argentina, con la cui Nazionale ha vinto il Mondiale nel 1986, battendo,
con due gol, due episodi rimasti storici (il colpo di mano e lo slalom con la
palla attaccata al piede contro cinque avversari saltati come birilli) i nemici
dell’Inghilterra. Certo, fece tante altre cose Maradona, compresi errori d’ogni
genere, ma il rimpianto per l’uomo degli eccessi va oggi solo al campione che
se ne va, e che lascia un ricordo indelebile in chi lo ha visto giocare e ama
il calcio.
Fortunato Vinci
–www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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