La zattera di Berlusconi per la maggioranza governativa tra i marosi
“Forza Italia ha deciso di rispondere
positivamente all’appello del Capo dello Stato alla collaborazione
istituzionale. È una scelta per noi naturale, addirittura scontata, come è scontato
che non si tratta di un sostegno politico ad un governo che non approviamo e ad
una maggioranza i cui valori e i cui programmi sono incompatibili con i nostri.
Ma proprio i nostri valori, che sono quelli liberali, cristiani, europeisti,
garantisti, nasce per noi il dovere della responsabilità a dare una mano, dall’opposizione,
per far uscire l’Italia dall’emergenza nella quale ci troviamo”. È questo l’incipit della lettera che Silvio
Berlusconi, dalle colonne del Corriere
della Sera, ha mandato agli italiani e alla maggioranza. Come sempre con
garbo, ammaliante e suadente. C’è da fidarsi? Dalle mie parti si dice: quando u diavulu t’accarizza voli l’anima,
quando il diavolo ti accarezza vuole l’anima. Che vorrà il diavoletto Berlusconi?
Quello che ha sempre mostrato di volere in tutti quegli anni in cui è stato al
potere: fare, soprattutto, i propri interessi. Come se non bastassero le leggi ad aziendam fu perfino capace di costringere la Camera a votare sulla identità di Ruby, nipote di Mubarak, ex
presidente egiziano. Quel falso - vicenda incredibile e umiliante per il
Parlamento - lo approvarono, oltre a tutti i deputati del Pdl, (Forza Italia),
tra cui Giorgia Meloni e Maria Elisabetta Casellati, attuale presidente del
Senato, anche 59 deputati della Lega Nord. Ora cosa vuole? È disponibile a dare
il suo appoggio al governo e alla maggioranza che con un emendamento, nel
Decreto Covid-19, ha messo sotto tutela, in quanto considerata di “interesse
strategico”, Mediaset, per cercare di sottrarla alle mire del gruppo francese
di Vincent Bolloré. Ma non basta. Forza Italia, per votare il “discostamento”
del bilancio nella lotta alla pandemia, chiede altro. Lo dice, sempre nella lettera, lo stesso
Berlusconi: “Quello che chiediamo al governo e alla maggioranza è quello di
dare garanzie, la tutela necessaria non una tantum ma in modo strutturale, al
lavoro autonomo, ai commercianti, agli artigiani, ai piccoli e piccolissimi
imprenditori, ai lavoratori a contratto, ai professionisti, le partite iva. Una
tutela simile a quella giustamente assegnata ai lavoratori dipendenti che
perdono il lavoro o che sono messi in cassa integrazione”. In pratica dare
soldi a tutti. Il contributo di
Berlusconi, come si vede, è straordinario. Come sempre. A conclusioni così
lucide e lungimiranti, Giuseppe Conte, da solo, non ci sarebbe mai arrivato. È
vero, ha tralasciato i pensionati, ma tanto quelli stanno per morire e quindi è
inutile sperperare denaro se non potranno votare Forza Italia. Quanto costano
queste richieste? Una decina di miliardi in più di “discostamento” di bilancio,
che vuol dire più debito da pagare nei prossimi anni. Non si creda, però, che l’interesse
di Silvio Berlusconi di ritornare, da protagonista, sulla scena politica, sia
solo per sostenere Forza Italia, che rischia di scomparire per calo di consensi
ed esodi di parlamentari. Penso ci sia una strategia di più ampio e ambizioso
respiro, con vista sul 2022, quando scadrà la presidenza di Sergio Mattarella. È
quella la poltrona che fa più gola al Cavaliere, per sé, naturalmente; ma se la
sua candidatura per il Colle dovesse sembrare troppo audace - per qualcuno
addirittura al limite della provocazione - c’è, in subordine, una persona (uomo
o, molto più probabile, donna) da essere sostenuta, purché metta in agenda, tra
le prime decisioni da prendere, quella di concedere la grazia a qualche amico importante,
di vecchia data, di Silvio Berlusconi. Quando si dice… “lavorare per il bene
del Paese”.
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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