Le poche idee, urgenti e sensate, in tempi di virus, che riguardano la scuola

 

Non mi sono mai occupato dei provvedimenti governativi presi negli ultimi tempi sulla scuola. E io, che pure guardo e giudico con cristiana benevolenza questo governo, credo che qualcosa di meglio si sarebbe potuto fare. Cominciando dalla mancanza degli insegnati, come ci è stato detto un’infinità di volte durante l’estate. Si sarebbe potuto prendere una decisione, vista l’emergenza, con un ritorno alle origini e cioè, per quanto riguarda le scuole primarie (mi pare si chiamino così le scuole elementari) senza che fosse da considerare come un passo indietro, ma una decisione di buonsenso, solo fino a quando ci sarà questo rischio di contagio, di tornare com’era una volta, al maestro unico. Sono cresciute intere generazioni con il mitico maestro, che era, più o meno, come un genitore aggiunto, e così almeno per le primarie si sarebbe risolto il problema della mancanza degli insegnanti. In attesa dei concorsi e di tutto il resto, naturalmente. Altra decisione discutibile, quella dei banchi. Possibile che bisognava spendere miliardi di euro per comprare nuovi banchi con le ruote? Bastava far tagliare, dividendoli in due, i banchi che già c’erano, come mi pare abbia fatto qualche dirigente in alcune scuole. Ma a cosa servono le ruote? E se poi erano così importanti per la didattica le poteva mettere il falegname.  C’è, infine, la decisione più importante, e nello stesso tempo più semplice, che bisogna prendere con estrema urgenza. Non fra una settimana, subito, possibilmente da lunedì prossimo. Tutti gli esperti sanitari, interpellati a decine ogni giorno, i cui pareri sono pubblicati sui giornali o trasmessi dalle tv, pur essendo divisi su quasi tutto, sono però d’accordo su una cosa: l’infezione con il Covid-19 si prende soprattutto quando non si rispettano le distanze. E, allora, nel nuovo Dpc, le limitazioni per gli assembramenti, bar, ristoranti, calcetto, perfino in casa. Ma se c’è un posto dove la gente è costretta a stare accalcata, invece, è sui mezzi di trasporto. Le immagini delle vetture, piene come un uovo, delle varie metropolitane non le vedono quelli del governo? E se le vedono come fanno a non capire che non è la movida che provoca il contagio ma il viaggio, la mattina e la sera, sui mezzi di trasporto pubblici. Siccome è impossibile, almeno in tempi brevi, trovare soluzioni alternative, mentre i positivi aumentano in maniera impressionante (l’ultimo, mentre scriviamo, +7.332 in un giorno) l’unica è quella di diminuire le persone che usufruiscono di questi mezzi, gli utenti abituali che sono le persone che vanno a lavorare e gli studenti. Non potendo intervenire sui lavoratori si può, anzi si deve, intervenire sugli alunni. Da lunedì prossimo gli studenti delle ultime tre classi delle superiori dovrebbero rimanere a casa e seguire le lezioni con la didattica digitale, come è successo nei mesi scorsi. Sono ragazzi che sanno usare benissimo computer e smartphone, ed eventuali altre diavolerie elettroniche, possono stare da soli in casa, senza costringere i genitori a non andare al lavoro. Così si diminuirebbe il numero dei passeggeri di circa un milione e mezzo di persone (un calcolo approssimativo considerando che ogni anno fanno gli esami di maturità circa cinquecentomila alunni, quest’anno 463.133). Ho letto, nella dichiarazione rilasciata all’Ansa, che il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha detto no, non bisogna farlo perché “c’è già il Dad e lo scaglionamento degli ingressi”. Non ha capito che il problema, non è (solo) la scuola, ma il percorso, con i mezzi pubblici, che devono fare gli studenti per raggiungere l’edificio scolastico.  E, invece, se ne deve fare una ragione, non ci possiamo permettere, né dal punto economico né psichico, un nuovo lockdown. E allora Giuseppe Conte e Roberto Speranza prendano immediatamente questo provvedimento, necessario, forse addirittura indispensabile, per ridurre, sensibilmente, le occasioni di contagio, prima che sia troppo tardi.

                                                                                            Fortunato Vinci

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