L'autonomia differenziata, un altro inganno, per altri privilegi, altre spese, altre diseguaglianze

 

Per me che da anni sostengo i costi enormi provocati dalle Regioni, che andrebbero completamente abolite (insieme ai tronconi rimasti delle Province) perché, per la stragrande maggioranza dei cittadini, sono ingombranti, inutili e costose, ora che vogliono fare pure l’autonomia differenziata è scontato essere contrario. Infatti, ho firmato per il referendum abrogativo di questa ennesima patacca che ci vogliono rifilare. Beppe Sala, il sindaco Pd di Milano, ha raccontato, con un articolo sul Corriere della Sera, le tante ragioni per essere contrari e mi è sembrato di capire che anche lui sarebbe favorevole, addirittura, all’abolizione delle Regioni, tout court. A dire il vero, era convinta, qualche anno fa, anche Giorgia Meloni. Altri tempi. Ora invece vorrebbero consentire che lo Stato delegasse alle Regioni poteri legislativi su molte materie, fino a 23, dalla sanità alla scuola, dall’ambiente all’energia, alle competenze fiscali. Significa, di fatto, creare venti statarelli. Ora le Regioni più ricche, che hanno maggiore risorse finanziarie, perché maggiori contribuenti e maggiori imprese, trasferiscono parte di queste risorse allo Stato che le distribuisce a tutte le Regioni in un principio di solidarietà. Con l’autonomia differenziata, invece, le Regioni più ricche terranno tutte le risorse per loro giustificate dal fatto che dovranno gestire tutte le materie chieste in deroga allo Stato. Con la conseguenza di maggiori servizi, qualitativamente migliori. E le Regioni meno ricche e con poche risorse? Si arrangino. Anche se, in verità, il decreto di Roberto Calderoli prevede i cosiddetti Lap, cioè i livelli essenziali che dovranno essere garantiti in tutte le Regioni, ovvero i requisiti minimi necessari ad assicurare i servizi, in maniera uniforme, su tutto il territorio nazionale. Dovrebbe essere il modo di garantire uguaglianza sui diritti sociali e civili, come sancisce la Costituzione.  Uno zuccherino per tenere buono il popolo bue o i Lap riusciranno a fare il miracolo? Significa però che lo Stato, non potendo più avere parte delle risorse delle Regioni ricche, dovrà spendere, comunque, di più, e le assicurazioni varrebbero solo per alcune materie, non per tutte. I Lap, in verità, servirebbero già oggi, perché i servizi, com’è arcinoto, sono completamenti diversi secondo le Regioni. Prendiamo la sanità in Calabria. Ecco quello che ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria e anche commissario della Sanità: “Se il sistema sanitario calabrese fosse un paziente, sarebbe in coma”. E lui, messo lì da due anni, non prova nemmeno a rianimarlo, fa la diagnosi nefasta e gli dà l’estrema unzione, mentre vola, e fa business, la sanità privata. E poi, visto che ci siamo, ci vorrebbero, già adesso, i Lap anche per i trasporti e tutti gli altri servizi. Allora si sappia, e sarebbe necessario che ne fosse a conoscenza anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in Calabria è difficile trovare, se si esclude il percorso autostradale (un tratto è pure sequestrato dalla magistratura da diversi anni) un chilometro di strada con tutti i requisiti previsti, per la sicurezza, dal Codice della Strada. Uno spicchio di sentenza della Cassazione: “L’amministrazione che pur avendo collocato una barriera laterale di contenimento  non curi di verificare che la stessa, per il passaggio del tempo o per l’azione  degli agenti naturali  o anche per l’impatto con i veicoli, non abbia assunto una conformazione o non presenti  delle asperità tali da costituire un pericolo per gli utenti  della strada, ed ometta di intervenire  con adeguati interventi  manutentivi al fine di ripristinare le condizioni di sicurezza, viola non solo norme specifiche che le impongono di collocare barriere stradali volte al contenimento dei veicoli che rispettino determinati standard di sicurezza, ma i principi generali in tema di responsabilità civile”. Troppi obblighi, e allora le amministrazioni calabresi hanno risolto la questione alla grande: niente barriere, almeno nel 90 % delle strade, e per quelle che ci sono è quantomeno audace pensare che siano pure conformi alla normativa europea. Assenti, pure, le strisce per terra e i catarifrangenti, per non dire dell’asfalto, quasi dappertutto, in pessime condizioni. I comuni pensano - quando pensano - solo alle strisce blu, spesso abusive, per le multe. Tanto chi controlla?         

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

Commenti