Quella terribile protesi demoniaca chiamata Smartphone
È
ora di svegliarci, prima che sia troppo tardi. Le nuove generazioni sono
travolte e trascinate nel baratro da uno strumento, lo Smartphone, che è
l’evoluzione del telefonino, non a caso si chiama telefono intelligente, che
aveva, all’origine, lo scopo di migliorare la vita; l’uso indiscriminato e
l’abuso di questo strumento diabolico la sta rovinando a tutti, soprattutto ai
giovani e alle loro famiglie. Oggi, in qualsiasi posto ci troviamo, siamo tutti
presi ad armeggiare con uno Smartphone, sfoggiando quello più sofisticato,
sempre pronto, come se non se ne potesse più fare a meno. Qualche giorno fa sul
lungomare di Porto Recanati ho visto un bambino, di massimo due anni, con un
telefonino; sì, certo, era un giocattolo, quello di plastica venduto sulle
bancarelle, ma è la dimostrazione che anche a lui, dal passo ancora incerto e
barcollante, si deve subito regalare il telefonino, pure se finto. Pazzesco. Ma
ormai i genitori non sanno dire no ai figli, neanche quando sono in fasce, non
sanno negare l’ultimo modello, il più costoso che ci sia, e lui, il ragazzo
(ragazza), diventa uno schiavo perché è come una protesi, da cui non riesce più
a staccarsi, e con il capo chino, ormai, non s’avvede, e quel che più grave non
si interessa, più di nulla, di chi gli sta intorno, dei genitori, dei fratelli,
dei parenti, delle ragazze (dei ragazzi), del paesaggio, di nulla. E meno male
che i giovani qualche ora la passano a scuola e qualche momento lo dedicano
pure allo studio, qualche minuto per mangiare, qualche ora per dormire,
altrimenti starebbero 24 h al giorno, tutti concentrati a guardare quel video,
smanettando convulsamente, perennemente, alla disperata ricerca di cosa? Ecco
il mistero: di cosa? Forse non lo sanno nemmeno loro, forse cercano una socializzazione
che vorrebbero e che non trovano, perché forse non c’è, e finiscono in un isolamento
ansioso, apprensivo, inquieto, che danneggia seriamente la loro salute. Ne
stanno parlando, allarmati, in tanti, dappertutto, ora ancora di più dopo lo
scalpore che ha provocato il libro dello psicologo Jonathan Haidt che ha un
titolo significativo The Anxious
Generation. Vorrei, oltre che una decisa e determinata presa di coscienza
dei genitori, ci fosse anche l’impegno dei costruttori, che potrebbero mettere
in commercio - è una mia idea e non so se sia possibile realizzarla - degli
Smartphone per i minorenni con la batteria che dura massimo due ore al giorno. Sarebbe
un aiuto alle famiglie, pur sapendo, ovviamente, che è un limite facilmente
aggirabile, come peraltro avviene con la vendita dei tabacchi, ma informare che
nuoce alla salute è un dovere dirlo, con tutti i mezzi, per non ritrovarci presto
con una generazione, malata, di zombie.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
Sempre GRAZIE carissimo sensibile giornalista Fortunato! Cari saluti da Mario Solinas
RispondiEliminaConsiderazioni ampiamente condivisibili che i genitori dovrebbero praticare. Grazie caro Fortunato; cari saluti da Pietro Gallina
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