Il pellegrinaggio di una volta al canonico e il listino dei prezzi di oggi: l'involuzione della caccia al voto di molti politici
Colpito
dalle notizie di indagini dei Pm di mezza Italia per il voto di scambio, mi
tornano in mente le modalità dei politici nei tempi andati, che sono poi i
tempi della mia (ahimè lontana) giovinezza. Oggi si trova un faccendiere
qualsiasi, meglio se in odore di mafia per essere più convincente, e si
pattuisce il prezzo da pagare per essere eletti. Sembra sia stata questa,
secondo quello che emerge da queste prime indagini delle procure, la strada
maestra che hanno intrapreso, senza rischi e incertezze, molti politici.
D’altronde se non si ha nulla da offrire - intendo come programmi e come idee -
non rimangono che i soldi: pagare il voto. Una cosa, in verità, umiliante e
deprimente, per chi la fa e chi la riceve, ma, quando uno ha bisogno non va
tanto per il sottile, e questa è la norma, peraltro facile in un mondo senza
principi e senza valori. Immaginate un po’ se qualche politico, di quelli
attualmente in carica, dovesse fare un comizio in piazza come si faceva una
volta, cosa avrebbe potuto e saputo dire? Oggi ci sono i social, bastano poche
frasi, pochi messaggi, tante promesse, basta il nulla, più o meno ben
confezionato, per farsi notare, il resto lo fanno i soldi e gli interessi. E
poi c’è la Tv, con il conduttore giornalista, nel senso che è iscritto
all’Albo, ma che spesso ha le sembianze del maggiordomo servizievole, che fa
sempre domande compiacenti, concordate o meno, poco importa, tanto sono sempre
e comunque interviste indecenti. Anche una volta, ovviamente, i politici
facevano le campagne elettorali alla ricerca dei voti. Principalmente con i
comizi nelle piazze e le tribune politiche in televisione. Però c’erano, anche
allora, i contatti diretti. Al mio paese, in Calabria, ricordo benissimo il
canonico. In campagna elettorale, per regolare il traffico nel pellegrinaggio
dei candidati alla sua canonica, ci volevano i vigili urbani. Era straordinario
nella raccolta dei voti, eccezionale nel coltivare tante amicizie, nel sapere
come dividere abilmente, ovvio sempre per la Democrazia Cristiana, quel pacchetto
di voti dei parrocchiani, che poi a lui si rivolgevano quando avevano bisogno di
qualche aiuto, non a caso era considerato più importante del sindaco. Fare le
strade, le scuole, le fognature, trovare un impiego, far ottenere la pensione o
rinviare il servizio militare, e tante altre cosucce di vita quotidiana, a
tutto pensava il canonico, con le sue importanti conoscenze, a Roma e altrove. Voto
di scambio anche allora? Forse sì, certo, disdicevole anche quello, ma almeno aveva
qualcosa di semplice e naturale che lo rendeva, senza le tariffe ed il mercato
di oggi, sentimentale e romantico.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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