Il presidenzialismo dà troppi poteri al capo del governo e limita altri importanti organi dello Stato
Il
disegno di legge sul presidenzialismo, cioè l’elezione diretta del presidente
del consiglio, all’esame del governo, non convince. Non convincono le
motivazioni, convincono ancora meno le conseguenze che provoca sul ruolo e
sulla funzione del parlamento e su quella del capo dello Stato. Partiamo da un
dato oggettivo: vi pare che sia opportuno e necessario che Giorgia Meloni (o
chi per lei, ovviamente) abbia più poteri di quelli che ha attualmente? A me,
no. Ha fatto, e sta facendo, quasi tutto lei. È vero che è in una situazione
del tutto particolare in cui è quasi costretta dal contesto in cui naviga e si
muove, affollato di lillipuziani di rara pochezza (non funzione nemmeno il
filtro diplomatico-telefonico di palazzo Chigi) ma ha nominato la seconda
carica dello Stato; ha nominato i ministri a sua immagine e somiglianza, salvo
quelli che sono stati (relativamente) imposti da Berlusconi e Salvini; ha nominato
parenti e affini in altre importanti istituzioni; decide lei su quello che
bisogna fare nelle riunioni del governo; impone quello che vuole sulla politica
estera; rappresenta lo Stato italiano in tutti i più importanti consessi nel
mondo; violando sistematicamente la Costituzione, con i continui decreti legge
e i ddl “blindati”, ridimensiona drasticamente, e qualche volta addirittura umilia,
il Parlamento nella sua fondamentale funzione legislativa. Che altro potere si
vuole dare ad un presidente del consiglio che, secondo questo disegno di legge,
dovrebbe avere anche un cospicuo premio di maggioranza? Attualmente c’è sempre,
è vero, la possibilità del “ribaltone”, della crisi di governo e l’eventuale
possibile cambio della maggioranza. A volte, com’è pure successo, per bizzarre
e schizofreniche ambizioni di potere, è possibile anche l’affondamento del
governo, se lo volessero le Camere e il presidente della Repubblica, ma queste limitazioni,
se rimangono nell’alveo costituzionale, non le trovo gravi, mi pare facciano
parte del confronto democratico. E, invece, sono questi i principali motivi che
giustificano, secondo i promotori, la riforma della Costituzione. Ma tra pesi e
contrappesi, come deve essere sempre in democrazia, tutto questo deve essere
considerato un punto di forza del Parlamento non una debolezza del governo. Da
modificare, invece, e con una certa sollecitudine, ci sarebbe la vergognosa
legge elettorale che ormai ha indotto la maggioranza degli elettori a non
andare più alle urne. Nell’ultima votazione, qualche settimana fa, per il
seggio al senato nel collegio di Monza/Brianza, è andato alle urne, senza che
qualcuno gridasse allo scandalo, solo il 19,2 %.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
L’articolo inizia affermando che del ddl sul presidenzialismo non convincono le motivazioni. Certo, non convincono se guardate da chi cerca di avere norme efficienti e a garanzia dell’equilibrio dei poteri costituzionali. Ma vi sembra che queste possano essere state le motivazioni che hanno portato la Meloni a rivedere quella parte di Costituzione?
RispondiEliminaMeloni ha un unico obiettivo: prendere sempre piu’ voti e consolidare il suo potere. Con questa chiave di lettura, basta fare un minimo sforzo e immaginare la Meloni un mese prima delle Europee, da qualche palco d’Italia ad arringare le folle con la sua sperimentata retorica. “C’e’ chi dice di non capire le ragioni del Presidenzialismo. Perche’ non chiedete agli italiani se vogliono essere loro a decidere chi sara’ a governarli per cinque anni? O se invece preferiscono i ribaltoni, i governi tecnici o i giochi di palazzo?”
Penso che di motivazioni, dal punto di vista della Meloni, ce ne siano da vendere!
FF