Le buone ragioni della Reggina per non essere penalizzata, in questa primavera Kafkiana

 

Le situazioni in cui naviga la Reggina, come squadra e come società, sono assai tormentate. La squadra, con Filippo Inzaghi, ha cominciato il campionato alla grande, suscitando consensi ed entusiasmi. Pure con l’ebbrezza del primo posto in classifica. Poi, improvvisamente, apparentemente senza grave ragioni, la stella amaranto ha perso luce e convinzione e sono arrivate le sconfitte, tante, troppe. Eppure, nonostante tutto, gli amaranto sono ancora lì, a 42 punti, e con una partita in meno, nella zona play off. Tormenti anche per la società, che dopo l’ultimo naufragio, con il lascito di oltre 20 milioni di debiti, di Luca Gallo, è stata salvata dalla liquidazione giudiziale, come si chiama ora il fallimento, da Felice Saladini. Regolare iscrizione al campionato e partenza positiva, come già detto. Il 16 dicembre 2022 è stato siglato un accordo con il Tribunale per la “ristrutturazione dei debiti”, un istituto del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, che serve per consentire alla società in crisi di continuare a vivere e, nello stesso tempo, a dare prospettive ai creditori tra cui c’è spesso, come in questo caso, lo Stato, per mancato versamento di imposte e contributi. Il Tribunale, però, diventa arbitro nella gestione amministrativa così che i pagamenti devono essere espressamente autorizzati. La società ha pagato regolarmente gli stipendi, ma non le imposte e i contributi, ma non perché non fosse in condizione di farlo, e nemmeno perché non lo ha voluto fare il presidente, ma solo perché il tribunale non lo ha consentito. Nel regolamento sportivo, è previsto che la società che non paga, o è in ritardo, deve essere penalizzata di 1 o 2 punti. Ma se questi pagamenti non avvengono da più di un mese c’è anche il rischio dell’esclusione dal campionato. È quello che rischia la Reggina, come si dice ormai da mesi ed è quello che vorrebbero alcuni presidenti delle squadre rivali che, della penalizzazione degli amaranto, trarrebbero vantaggi per la classifica della propria squadra. Ma la società calabrese, invece, ha tante buone ragioni per non rischiare né l’esclusione dal campionato e nemmeno la penalizzazione. Per la semplice ragione che il comportamento finora tenuto è stato fatto nel diligente rispetto del Codice, al quale deve, ovviamente, sottostare. Come si vede c‘è un conflitto, tra la legge ordinaria e il regolamento sportivo, che provoca una situazione kafkiana, ma di cui non si può addebitare alcuna responsabilità alla società calabrese. È quello che è emerso dall’incontro di ieri, lunedì 20 marzo, tra il presidente della Figc, Gabriele Gravina e il presidente della Lega di B, Mario Balata, che hanno rilevato la necessità di approfondire l’effettiva compatibilità tra i due ambiti normativi. Peraltro, l’ipotizzata, seppure improbabile, penalizzazione, procurando un danno alla squadra, che, non bisogna dimenticare, è ancora in corsa per la promozione in A,  arrecherebbe, di conseguenza, un danno ai creditori, in palese contrasto con la normativa della “ristrutturazione del debito” che ha come principale obiettivo il risanamento aziendale, con una serie di incentivi fiscali, dalla rateizzazione delle imposte non versate all’abbattimento di sanzioni e interessi, affinché, in futuro, ci sia un maggiore soddisfacimento per tutti. 

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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