Se n'è andato Ilario Castagner, il gentiluomo della panchina

 

In quasi sessant’anni (ahimè!) di giornalismo ho avuto il tempo e il modo di conoscere tanti protagonisti del mondo del calcio, ma di Ilario Castagner, che, ieri, ci ha lasciati a 82 anni, mentre il “suo” Perugia batteva la Ternana, ho un ricordo particolare, quasi affettuoso. Negli ultimi tempi ci incontravamo, il venerdì pomeriggio, quasi ogni settimana, al supermercato, a Perugia, e al mio saluto rispondeva con un sorriso dolce, appunto quasi affettuoso. Quel sorriso che ha voluto ricordare il figlio, Federico, nel dare la ferale notizia. Era il suo stile, in campo e fuori. Negli ultimi mesi questo incontro settimanale era diventato più raro, poi è mancato del tutto ed ho pensato: Ilario non sta bene. Oltre ad essere stato un bravo calciatore, Ilario Castagner è stato un ottimo allenatore, un po’ in giro per tutta Italia: Atalanta, Lazio, Milan, Inter, Ascoli, Pescara, Pisa, ma quello che ha fatto con il Perugia rimane qualcosa di indimenticabile, non solo per le promozioni e per quell’anno in cui riuscì nell’impresa, campionato 1978/’79, di rimanere imbattuto e di lottare fino all’ultimo, con il Milan, per lo scudetto. Tanto che quella squadra fu chiamata il Perugia dei “miracoli”. E a ragione, perché solo con un miracolo, una provinciale, qual era il Perugia, poteva ottenere quei risultati. Ma Ilario in tutti gli anni che è stato a Perugia, e in momenti diversi, credo che vada ricordato anche perché è riuscito a fare quello che pochi hanno saputo e sanno fare, che è, poi, il compito più difficile e più importate di un allenatore, quello di valorizzare al meglio le capacità dei singoli giocatori, farli crescere dal punto di vista tecnico e umano, e ottenere, da tutti loro, il massimo. Quell’anno del record aveva a disposizione giocatori che erano considerati modesti, ne ha fatto dei campioni. E della squadra una famiglia. Il gioco di Ilario era spettacolare. Ricordo che, a prescindere dall’avversario e dal risultato, andare allo stadio, non a caso quasi sempre pieno, significava avere la certezza di andare ad assistere, comunque, ad uno spettacolo. Ed era particolare anche il dopo partita, nel rapporto con noi giornalisti, gentile sempre, in ogni situazione, educato e rispettoso. Da gentiluomo della panchina. Ilario sapeva analizzare la gara con competenza ed obiettività, quella competenza ed obiettività che ha saputo confermare facendo, al termine della carriera, l’opinionista in tv. Addio. Mancherà anche a me quel sorriso dolce al supermercato, come a tutta la sua famiglia, cui vanno sentite condoglianze.  

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia     

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