Il popolo è bue, non deficiente
Il
giorno dopo le elezioni regionali c’è stato il solito delirio di dichiarazioni,
false e grottesche. Una gara indecente, insopportabile, a chi la dice più
grossa. E tutti fanno finta di non sapere, di non capire, cadono tutti dal
pero. Non vogliono rendersi conto che la maggioranza degli italiani non ne può
più di questa classe politica, con solo qualche rarissima eccezione, indecente.
Che sia indecente si è avuto l’ennesima conferma proprio in queste ore, con le affermazioni,
le tesi indecorose, surreali, oltraggiose all’intelligenza dei cittadini.
Cominciando da quelli che avrebbero vinto. Come si fa ad esultare se più del
60% degli elettori non va a votare? Come sia possibile non avere il coraggio di
ammettere che se la maggioranza, se milioni di cittadini non sono andati a
votare ci sarà qualcosa di grave, di enormemente grave. Non ci vanno, non ci
possono andare perché si sentono estranei, accantonati, ignorati, delusi,
vessati. Un vulnus per la democrazia? Certo, ma a chi importa? Politici seri e responsabili invece di
esultare avrebbero dovuto essere seriamente preoccupati per quello che avviene,
invece, gioiscono. Incredibile. Ma mi
chiedo - e lo chiedo ai politici di tutti gli schieramenti - come potete
pretendere che un pensionato, un lavoratore dipendente, che ha appena visto che
una legge, che fa scempio della Costituzione, lo costringe a pagare, di Irpef,
il triplo di quanto paga un professionista fino a 85 mila euro, come può andare
a votare candidati espressi dai partiti che hanno avuto, senza un minimo di
pudore, approvato questa cosa indecente? Come può un pensionato e un lavoratore
dipendente credere, ancora, alle regioni, che hanno distrutto, con dolo, la
sanità pubblica per favorire quella privata, così che chi ha bisogno di cure,
nonostante abbia pagato i contributi, adesso, deve rivolgersi alla struttura privata.
Come fa, Giorgia Meloni, a chiedere agli elettori, senza vergognarsi, di andare
a votare quando appena qualche giorno fa hanno pagato alle regioni italiane
milioni di euro di bollo sull’automobile, mentre, da anni, devono circolare su
strade dissestate, senza segnaletica e pericolosissime? Come si fa? E si
potrebbe continuare all’infinito per elencare i motivi che hanno indotto tanti
italiani a non volere avallare questa politica fatta d’inganni, soprusi e
prepotenze. A Carlo Calenda, quando dice che il popolo non ha capito, c’è da
dirgli che invece ha capito, ha capito ed è stufo di essere ingannato. Basta
solo ricordagli che il suo compare d’avventura politica, Matteo Renzi, qualche
anno fa ha gridato, per mesi, contro le vessazioni che venivano fatte, ai
contribuenti, da Equitalia, il braccio violento dell’Agenzia delle Entrate. E, allora,
ha detto che bisognava abolirla, e così è stato, solo che è nata, al suo posto,
negli stessi locali e con lo stesso personale, Agenzia Entrate riscossioni, che,
in vessazioni, sa fare di più e di peggio di Equitalia. Per favore, almeno il
pudore del silenzio. Il popolo bue, che non scende in pazza con i forconi,
vorrebbe almeno questo.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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