Al Festival di Sanremo si celebra la Costituzione, ma, poi, spesso, si ignora e si oltraggia
Al
Festival di Sanremo si è voluto celebrare e festeggiare, con il presidente
della Repubblica Sergio Mattarella, i 75 anni della Costituzione. Ben fatto. Però,
vorremmo che la Costituzione venisse anche diligentemente rispettata, invece,
spesso, troppo spesso, si ignora e si oltraggia. È successo più volte, e sono
rimasto sorpreso che ciò sia potuto accadere nel silenzio di chi avrebbe avuto
l’obbligo di intervenire, in prima istanza, proprio il presidente della
Repubblica e, poi, la Corte Costituzionale. L’ultimo, clamoroso scempio è
avvenuto con la legge sulla flat tax e con alcuni decreti legge. La flat tax,
la cosiddetta legge “piatta”, che prevede il pagamento del 15% di Irpef per i
professionisti e le partite Iva fino al reddito di 85 mila euro, è,
propriamente, una violazione dell’art. 3: “Tutti i cittadini sono uguali
davanti alla legge” e dell’art. 53: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese
pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è
informato a criteri di progressività”. Non capisco come abbia potuto, il
presidente della Repubblica Mattarella, che è anche giurista, considerare
conforme alla Costituzione questa legge e promulgarla senza batter ciglio.
Avrebbe dovuto, come garante della Costituzione, rilevarne la violazione e,
com’è nelle sue prerogative, rinviare la legge alle Camere, motivando il rifiuto
della firma. Non si capisce perché non lo abbia fatto. E così, oggi, tutti
coloro, dipendenti o pensionati, che hanno un reddito fino 85 mila euro,
pagano, di Irpef, il triplo di quello che pagano, con lo stesso reddito, i
professionisti e le partite Iva. Come sia stato possibile avallare
un’ingiustizia così macroscopica è del tutto incomprensibile; com’è
incomprensibile che i costituzionalisti da salotto, in tv, non abbiano avuto il
coraggio di rilevare questo scempio costituzionale. Altra violazione frequente
è quando il Governo, senza che ci siano le condizioni, si sostituisce al
Parlamento nella funzione legislativa. L’art. 77 dice espressamente: “Il
Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano
valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza,
il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con
forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle
Camere… I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in
legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione”. I padri costituenti, per
separare nettamente le funzioni diverse del Governo dal Parlamento, hanno
prescritto che la funzione legislativa al Governo può essere consentita solo in
casi di “straordinaria necessità ed urgenza”. Andate a vedere gli ultimi
decreti legge e vedrete che non c’è nessuna necessità ed urgenza. E, non solo,
quasi sempre, l’approvazione dei decreti alle Camere s’impone con il voto di
fiducia. Mi si può obiettare che ciò è avvenuto, e di frequente, anche in
passato. È purtroppo vero, ma è, semmai, un’aggravante. La Costituzione non basta celebrarla al
Festival di Sanremo bisogna osservarla e rispettarla sempre nelle sedi
istituzionali.
Fortunato Vinci - www.lidealiberale.com
- Agenzia Stampa Italia
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