Ma perché i test anti Covid non li fanno a Pechino?
Pare,
ma in queste cose, come in tante altre, non si sa quasi mai nulla con certezza,
che il Covid-19 si sia risvegliato e con la variante “gryphon” comincia a rimettere
in angoscia tutto il mondo. Come è già successo, sembra che il focolaio sia,
ancora una volta, in Cina. E come hanno già fatto tanti altri Paesi, anche in
Italia, ai passeggeri cinesi, o comunque provenienti dalla Cina, vengono fatti
i test antivirus. E, a Roma, il 50 % (1
su 2) dei passeggeri provenienti dalla Cina è risultato positivo. La misura è
necessaria, certamente, ma mi pare che così facendo si rischia di avere, tra
poco, migliaia di infetti in circolazione che potranno contagiare altre persone
così da ritrovarci nella situazione di qualche anno fa, considerando che il virus
(sono anni che ce lo dicono) è assai contagioso e che qui da noi, in Italia, ormai
quasi più nessuno mette, per quel che vale, la mascherina. Mi sembra, invece,
che sarebbe stato molto più saggio ed opportuno, se proprio non si vogliono addirittura
bloccare i voli dalla Cina, almeno predisporre questi test a Pechino, e negli
altri aeroporti cinesi, così da sconsigliare, meglio vietare, il viaggio a Roma
o a Milano a tutti coloro con il tampone positivo. Così da fare in Patria l'eventuale quarantena. Fare arrivare in Italia passeggeri
cinesi, sapendo che la metà, come già accertato, è infetta, significa far
correre rischi enormi al nostro Paese, che Dio solo sa com’è messo, e che non
ci possiamo assolutamente permettere.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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