Un Paese che naviga nell'illegalità in cui sguazzano i piranha della politica
Per favore, niente pianti
di coccodrillo. Evitateci almeno quelli; va tutto bene, tutto nel solco della
migliore tradizione italiana. L’illegalità diffusa è diventata una regola non
l’eccezione. E sarà sempre così. Dalla costruzione di case senza licenza
all’evasione fiscale. Nessuno s’indigna più, siamo rassegnati. Sì, ci saranno
sempre, intollerabili, quelle ipocrite dichiarazioni subito dopo le tragedie,
com’è avvenuto, l’altro giorno, per la frana disastrosa sull’isola d’Ischia, ma
poi niente più. Si ritorna, in fretta, al tran tran quotidiano. Ormai, è
evidente, l’habitat naturale della politica è in questa diffusa illegalità. Uno
Stato, con un minimo di autorità, con un minimo di sensibilità contro
l’illegalità, come possa accettare, passivamente, senza reagire che milioni di
persone costruiscano le proprie abitazioni senza licenza e in zone ad altissimo
rischio ambientale come ad Ischia, come alle pendici del Vesuvio o in
tantissime altre località, senza un minimo di reazione? Com’è possibile? Oppure
costruire in zone paesaggistiche di alto pregio o, addirittura, sul suolo
demaniale, a due metri dalla battigia, senza che ci sia nessuna autorità che
intervenga. E come sia possibile rendere,
di fatto, nulli migliaia di ordini di demolizione della magistratura e dei
comuni per l’inerzia dei comuni stessi, dei prefetti, degli uffici territoriali
del Governo. È evidente che il controllo, cosa che peraltro sarebbe molto più
facile, dovrebbe essere preventivo, evitare, con la mobilitazione delle forze
dell’ordine, le costruzioni senza licenza, fare in modo che non avvenga lo
scempio del territorio a proprio piacimento. Fare, poi, il condono, come
avviene periodicamente e sistematicamente in Italia, è un segnale pessimo, e
non significa affatto rendere legale una cosa che è illegale, perché tale
rimane comunque, anche se è stato dato qualche euro al Comune. Significa
l’accettazione da parte degli organi dello Stato, per un pugno di euro, e un
pugno di voti, di un atto contrario alla legge. Con le stesse modalità avviene
l’evasione fiscale. “Non c’è dubbio che il problema dell’evasione fiscale sia
grave per qualunque Paese e lo è in maniera importante per l’Italia”. Così,
martedì scorso, ha detto il presidente Mattarella durante la visita di Stato, a
Berna. Che sia un problema è vero, che sia importante non è vero. Infatti, non
ci pensa nessuno a fare veramente, con decisione e convinzione, e, soprattutto,
con efficacia, la lotta agli evasori. Lo Stato italiano rinuncia, ogni anno, a
110-140 miliardi di euro. Un’enormità. Visto che tutti ne parlano e nessuno fa
qualcosa, ho l’amara sensazione che l’evasione fiscale sia, invece, la forza
elettorale dei partiti. In nessun programma elettorale la lotta all’evasione è
un punto centrale, qualche volta c’è, ma, piuttosto defilato, discreto, si
capisce che è come se non ci fosse. D’altronde si vede da quello che fanno (o
meglio, non fanno) ogni giorno, i partiti.
Le mezzecalzette che puntano ad occupare le istituzioni dicono: chi ce
lo fa fare a metterci contro milioni di italiani perché non pagano i tributi, come
quelli che fanno le case senza licenza, meglio lasciar fare, sono tutti voti
guadagnati. Un voto di scambio? Sì, certamente,
non può essere diversamente. Anzi, temo che sia qualcosa di perverso e di più grave.
Penso che sia un modo, efficacissimo, per evitare contestazioni di qualsiasi
genere. Fino a quando ognuno custodisce nel suo armadio qualche piccolo o
grande scheletro non può protestare. “Chi tra voi è senza peccato scagli la
pietra per primo” disse Gesù - secondo il Vangelo - a chi voleva lapidare una
donna per adulterio. E nessuno osò lanciare una pietra. C’è un patto tacito,
scellerato e criminoso, tra potere politico e il popolo evasore: tu evadi,
costruisci illegalmente e sei costretto a stare zitto, io - qui sta il diabolico, inquietante do ut des -
governo e faccio i miei comodi. È questo
ciò che succede. Altrimenti è inspiegabile come possa essere consentita una
tale, gravissima, diffusa illegalità.
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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