Il Governo Meloni riattiva la società "Stretto di Messina" che già è costata più di un miliardo. Incredibile, inutile, spreco

 

È arrivato il momento di sapere con assoluta certezza se i soldi pubblici ci sono, anche per scialacquare senza ritegno, o non ci sono e bisogna finanziare quello che è indispensabile. Ricordando a tutti, in primis a Giorgia Meloni e a tutti i componenti del suo governo e della maggioranza che lo sostiene, che con il denaro pubblico c’è da fare sempre, con il massimo senso di responsabilità, l’analisi costi/ benefici. E sapere come dicono dal governo che c’è “scarsità di risorse” si rimane trasecolati nello scoprire che tra le misure approvate ieri dal Consiglio dei Ministri, con la legge di bilancio, si siano trovati, pur tra tante ristrettezze, le risorse per rifinanziare il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Un’opera che non presenta, in questo momento, un’assoluta priorità, considerando che non è possibile attingere alle risorse del Pnrr perché i lavori, come è noto, devono essere conclusi entro il 2026. Il progetto del Ponte sullo Stretto ha una lunga storia. Il primo bando, dell’Anas, è del 1968 e i primi progetti del 1971. Poi la nascita della Stretto di Messina S.p.A. con soci Anas, Rfi e le regioni Calabria e Sicilia. Una società che incredibilmente ancora sopravvive, nonostante sia stata messa in liquidazione ben nove anni fa. E il liquidatore, per una società fantasma, percepisce, ogni anno, senza fare niente, 140.000 euro per la parte fissa e altri 40 per la parte variabile.  La gestione della società, nel 2020, è finita sul tavolo dell’anticorruzione ANAC per le spese accessorie, gli abbonamenti ai giornali e banca dati fiscale e, addirittura, per le spese dell’ingegnere per il rispetto delle normative sulla sicurezza nei luoghi di lavoro dei dipendenti della Società Stretto di Messina, che, però, non ha dipendenti e non svolge attività. Nel frattempo c’è stato anche, per ingarbugliare ancor di più la faccenda, un contenzioso con l’ex gruppo Impregilo, oggi Eurolink, per 700 milioni di euro. Insomma, finora, senza mettere nemmeno una pietra, si è speso più di un miliardo di euro. Il Ponte, non da adesso, ha due tenaci e perseveranti sacerdoti: Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Silvio Berlusconi spiega così la necessità del progetto: “La rete dell’alta velocità deve arrivare a tutto il Sud ed estendersi alla Sicilia, con la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, un’opera che noi avevamo già progettato, finanziato ed appaltato e che se la sinistra non avesse bloccato tutto sarebbe già in funzione”. Entra più nei dettagli l’altro propugnatore Matteo Salvini, ora anche ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Da Mirta Merlino, nella trasmissione in onda su La 7 “L’aria che tira” il leader della Lega, per spiegare l’assoluta necessità di fare il Ponte sullo Stretto di Messina, ha detto che “se oggi, con il treno, per andare da Roma a Palermo ci vogliono 11 ore, quando ci sarà il Ponte, ce ne vorranno solo sei”. Né lui né la conduttrice, evidentemente, erano (e sono) a conoscenza che la Sicilia dista solo 3 chilometri e centoquaranta metri dalla Calabria e che, attualmente, il treno, con la nave traghetto, ci impiega, massimo, (perché si perde tempo nel fare le manovre) 50 minuti, (con l’automobile, senza manovre, 35 minuti) come fa a guadagnare cinque ore? È sfuggito, sia al neo Ministro che al presidente di Forza Italia, il fatto che la linea ferroviaria Salerno - Villa San Giovanni di 400 chilometri e la Messina - Palermo di circa 200 chilometri sono state costruite all’inizio del secolo scorso e non consentono ai treni, anche chiamandoli freccia, l’alta velocità. La logica vorrebbe che si rifacesse prima la linea ferroviaria da Salerno a Reggio Calabria, Messina-Palermo e Messina-Siracusa e, semmai, dopo, il Ponte. Anche se bisognerebbe tenere conto, come hanno già fatto rilevare molte associazioni, del forte impatto ambientale in un’area di grandissimo pregio, che presenta una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo e dove sono stati registrati i terremoti più devastanti avvenuti in Italia. Però, chissà perché, il Ponte sullo Stretto è un’ossessione di Salvini e Berlusconi, come se avessero preso un impegno con qualcuno e che devono assolutamente mantenere. Con l’attuale situazione generale difficile ci sarebbero tantissime altre priorità, e decidere di finanziare il progetto del Ponte, con la scarsità di risorse disponibili, appare una decisione irresponsabile e del tutto incomprensibile. 

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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