Tagliato il numero dei parlamentari, ma non le spese: il volgare, sgangherato imbroglio

 

Ce la ricordiamo tutti - immagino - l’esultanza dei 5 Stelle quando, su loro proposta, il Parlamento ha votato, e poi il popolo ha solennemente confermato con il referendum, il taglio dei parlamentari. Qualcuno non era d’accordo perché diceva che così - riducendo i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 - i territori non sarebbero stati adeguatamente rappresentati, ammesso che finora fossero mai stati rappresentati. Però, è stato fatto notare, per convincere un po’ tutti, che il taglio aveva solide e nobili motivazioni perché era stato fatto per ridurre e contenere, finalmente, i costi della politica. E via con i conti, per dimostrare che ci sarebbe stata una riduzione di centinaia di milioni di euro per ogni legislatura. Soddisfazione generale del tutto comprensibile, giustificata dal fatto che il debito pubblico italiano, anche con questi infiniti scostamenti di bilancio, ha già superato tutti i record, ovviamente negativi. Le ultime “preoccupazioni” sul debito dell’Italia sono contenute nel Rapporto sugli squilibri macroeconomici, che la Commissione Europea ha presentato martedì scorso nel pacchetto del Semestre europeo 2023, che coordina le politiche economiche e di bilancio degli Stati Ue. Più che il taglio dei parlamentari, sono stati, dunque, soprattutto i risparmi ipotizzati che hanno indotto più di 26 milioni di italiani ad andare a votare il referendum. Ma i politici promettono sempre e non mantengono quasi mai, e, come da pessime, consolidate abitudini, anche questa volta hanno fatto in modo di farsi beffa, ingannare, tradire il popolo, che rimane “sovrano” solo in teoria e solo perché è scritto, inutilmente, nella Costituzione. Le risorse per la Camera, prima del taglio dei deputati, erano di 943 milioni di euro, ma ora si scopre che la “dotazione” è rimasta, sorprendentemente, la stessa: sempre 943 milioni di euro, fissata dalla “previsione pluriennale” sia per il 2023 sia per il 2024. Ma poiché il numero dei deputati è diminuito - questo almeno è avvenuto - i milioni in più dove vanno? Semplicissimo, vanno a finanziare i partiti, vanno ai gruppi, per “personale” e  “comunicazione”. Allora, se era per risparmiare, è stato tutto inutile, tanto valeva lasciare le cose come stavano, con lo stesso numero di deputati. La notizia, di questo tradimento, l’ha data, sul Corriere della Sera, Francesco Verderami. Qualcuno, è vero - e lo so - mi potrebbe obiettare che quello che è stato fatto è tutto regolare perché rientra nelle prerogative della Camera. Seppure questo è vero è anche vero che quando si chiama il popolo a votare, si prende un impegno al quale non si può poi derogare. Se si chiede: volete risparmiare riducendo il numero dei parlamentari - perché questo hanno detto, e ripetuto all’infinito, i promotori del taglio dei parlamentari - non si può, poi, ridurre i parlamentari e non risparmiare. Se i cittadini avessero saputo che non ci sarebbero stati risparmi, il voto referendario poteva avere esito diverso; chissà? Così, invece, il volgare imbroglio non è stato fatto nei confronti di tutti coloro che sono andati a votare questo referendum, la Camera ha avuto l’abilità (si fa per dire) di aggirare anche un altro referendum, quello con cui, qualche anno fa, a grandissima maggioranza, gli italiani avevano detto no al finanziamento dei partiti. Ma come sia possibile che non ci sia mai un’autorità in grado di far rispettare, fino in fondo, la volontà popolare? E poi c’è qualche sprovveduto che dice che i cittadini non sono responsabili; sono, invece, responsabili, anche troppo, e, in verità, anche un po’ dormienti e rassegnati, altrimenti sarebbero già andati sotto gli uffici della Camera con i forconi.  

Fortunato Vinci - www.lidealiberale.com- Agenzia Stampa Italia

 

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