La casa e l'automobile, i beni sui quali il fisco infierisce in maniera indecente

 

Guai a possedere qualcosa. I ricchi devono piangere, ma i ricchi, quelli veri, non piangono affatto, (per il fisco) stanno all’estero, a piangere sono quelli che ricchi non sono, la cosiddetta classe media, per non dire quelli che stanno anche peggio, gente modesta che ha fatto enormi sacrifici per avere qualche risparmio. E che, a volte, lo impiega nell’acquisto di un appartamento/casa. Si tratta di una chiara forma di risparmio, frutto di rinunce ed economie, investito in un bene, per sé e la famiglia, e andrebbe tutelato come c’è scritto nella Costituzione: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”. Accade, con imposte e tasse a volontà dello Stato e dei Comuni, esattamente l’opposto, con conseguente, indecoroso scempio dell’articolo 47. Capita forse di peggio se si compra un’automobile, che fino a certe cilindrate non è assolutamente un bene di lusso, ma necessario, spesso indispensabile per molteplici ragioni, stante anche il disastro ed il costo del trasporto pubblico. Allora il fisco si scatena, con vessazioni senza ritegno, cominciando dal costo per l’immatricolazione (carta di circolazione), poi, sul prezzo, c’è l’Iva del 22% e le imposte che gravano quando si stipula un contratto di assicurazione. E tutto questo prima ancora di uscire dal concessionario, prima ancora di salire a bordo. Il tempo di andare a comprare il carburante e lì, nell’area di servizio, sembra essere entrati direttamente nell’Agenzia delle Entrate: sul prezzo del carburante pesano ben 17 accise sulle quali poi si paga pure l’Iva (l’imposta sulle tasse: un’autentica doppia truffa; un tempo lo pensava e lo diceva anche Giorgia Meloni). E se per caso bisogna fermarsi qualche minuto, si deve pagare un’altra tassa indecente per sostare tra le immancabili strisce blu, che rappresentano una rendita vergognosa, senza alcuna motivazione e senza avere alcun servizio, che servono solo per tenere a galla Comuni in dissesto. Se poi si vuole fare un giro, tanto per provare l’ebbrezza di tanto costoso “gioiello”, ecco le strade, affollatissime, con l’asfalto in pessime condizioni, senza guard rail, catarifrangenti e strisce per terra, chiaramente fuori legge, prima ancora che pericolose. E non bisogna correre, ammesso che il traffico lo consenta, perché ci sono gli autovelox, spesso con limiti di velocità assurdi, difficili da rispettare, anche questo è un altro indecente strumento infernale, indispensabile per tenere in vita i soliti Comuni in coma. E c’è pure da rispettare il nuovo Codice della Strada che ora stabilisce quello che si deve mangiare e quello che (non) si deve bere. E se capita l’infrazione, piuttosto che pagare la multa, ora salatissima, conviene lasciare, alle cosiddette forze dell’ordine, l’automobile e tornare a casa a piedi. Così si risparmia pure il bollo da pagare alla Regione. Certo che danno gli incentivi per comprare l’automobile, se no come si mantengono lo Stato, le Regioni, i Comuni e le assicurazioni?   

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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