Incombono i dazi di Donald Trump, si salvi chi può
Mezzo mondo con il fiato
sospeso in attesa delle mosse spregiudicate di Donald Trump, il nuovo presidente
degli Stati Uniti d’America. Incertezza massima su tutti fronti. Tutto può succedere,
ma bisogna tenere conto che il tycoon americano non è uno sprovveduto, e
nemmeno un neofita, visto che il presidente lo ha già fatto. Trump sa che, con
la globalizzazione, la guerra economica sul mercato mondiale si vince con
un’arma impropria: i dazi. In certe situazione sono più efficaci delle bombe, e
sa pure, che, come tali, devono essere maneggiati con cura, perché, se imposti
senza criterio, farebbero più danni agli americani che alle controparti. Ora,
al di là dei minacciosi proclami fatti subito dopo l’elezione, il presidente
americano sta ragionando e cerca di usarli come mezzo di scambio. Forse queste
trattative, più o meno sommerse, per tutelare gli interessi economici dell’America,
ci sono sempre state, ma le minacce e le sfide, sbandierate urbi et orbi, hanno provocato, come
peraltro era ragionevole immaginare, qualche preoccupazione in più. Anche se già
s’è visto che per i dazi, del 25%, sulle merci del Messico e del Canada c’è
stata, quasi immediata, la sospensione di un mese. Dal canto suo, la Cina,
l’avversario più pericoloso e più riottoso per gli Usa dopo i dazi aggiuntivi
del 10% ha risposto con un pacchetto di dazi su gas e carbone importati dagli
Stati Uniti. Ora bisogna vedere le mosse di Trump nei confronti dell’Ue. La
cosa peggiore, credo, sia quella di andare in ordine sparso, trattando ognuno
per sé, con il proprio armamentario economico e diplomatico. Sarebbe un errore
perché si perderebbe forza e credibilità nelle contrattazioni. D’altronde gli
Stati Uniti in altre occasioni hanno cercato di avere contati diretti con i Paesi
europei, scavalcando la Commissione Europea. Lo ha raccontato Angela Merkel,
che ha rifiutato il negoziato diretto ben undici volte, quando era cancelliere
federale della Germania. Farebbe un errore
anche l’Italia se volesse giocare per conto proprio, pensando di poter contare
sui buoni rapporti, di stima e di simpatia, che sembra ci siano, tra Donal
Trump (Elon Musk) e Giorgia Meloni. Ma nel business gli attestati di stima contano
relativamente, semmai, un ruolo importante, la presidente del Consiglio lo
potrebbe avere assistendo nelle trattative, di cui mi sembra abbia grande
bisogno, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Che ha
già pensato, in caso di dazi all’Ue, di aumentare l’export verso la Cina con
cui c’è già il 9% di esportazioni e il 20% di importazioni. Forse, però, sarebbe
meglio evitare il muro contro muro, come, d’altronde, suggerisce la stessa
Meloni, che ritiene invece possibile, e più saggio, arrivare ad una
collaborazione. Diversamente dalla posizione di Emmanuel Macron che, invece, è stato
duro, pronto allo scontro: “Nessuna concessione a Trump sui dazi, l’Ue deve
prepararsi a una ritorsione”. L’incertezza intanto ha portato il prezzo medio
all’ingrosso dell’elettricità, in Italia, a 143 euro al Megawattora (+ 44% in
un anno) mentre il gas, che è il principale fattore nella formazione del prezzo
dell’elettricità, ha toccato i 58 euro, il massimo da due anni. All’orizzonte
pesanti penalizzazioni ai bilanci delle famiglie e delle aziende.
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com Agenzia Stampa Italia
Circostanza squallida, dolorosa, infelice per tutti! Riuscira' il mondo a sopravvivere per i prossimi anni?
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