Gli orfani, sconsolati, della Democrazia Cristiana cercano casa al centro
Da molti anni, ormai,
manca, nell’arena politica, un partito di centro. Con questo termine s’intende
un partito moderato, conservatore, liberale, cattolico, da collocare, appunto,
al centro dello schieramento politico, com’era, senza girarci troppo intorno,
la Democrazia Cristiana. Qualcuno sostiene che non ci sia spazio per un partito
così, e cerca anche di ridicolizzare chi pensa ad un simile progetto. Io ritengo,
invece, che questo patrimonio elettorale non abbia una casa, sia anche
abbastanza consistente e faccia gola a tanti. Dopo la fine, ingloriosa, della
“Margherita” che, con il suicidio assistito, è finita nelle fauci dei Ds per
far nascere l’attuale Pd, negli ultimi tempi, ci hanno provato Matteo Renzi con
“Italia viva” e Carlo Calenda con “Azione”. I tentativi non sono riusciti
perché, entrambi i fondatori, si sono eliminati da soli, con una serie di
grotteschi autogol, che in politica lasciano il segno, più che nel calcio. Ora
c’è un rinnovato e spasmodico interesse da quando si è saputo delle intenzioni
del sindaco di Milano, Giuseppe Sala e di un altro potenziale protagonista che
potrebbe essere Ernesto Maria Ruffini, dopo le dimissioni, con polemica, da
direttore dell’Agenzia delle Entrate. Ruffini, anche se ha detto di non voler
fare il politico, ma l’avvocato, è un uomo con parentele e addentellati forti
in Vaticano. Ma perché penso che un partito moderato può trovare sostenitori e
voti? Intanto perché l’elettore non è più, come era una volta, fidelizzato, con
la tessera e le frequentazioni della sezione del partito. La stragrande
maggioranza degli elettori, ora, è senza tessera e vincoli di partito, e tutti
i moderati e conservatori, che peraltro sono la stragrande maggioranza degli
elettori italiani, vorrebbero un partito, appunto, moderato, senza estremismi, e
non riuscendolo a trovare, per protesta, non vanno a votare. C’è poi un’altra
massa enorme di elettori che continua a cercare qualcosa che non c’è, e lo fa emigrando
da un partito all’altro. Prima ha votato la Lega, che ha superato il 30%, e che
ora è diventato il quinto partito, con l’8,8%, perdendo voti in continuazione
con la segreteria sciagurata di Matto Salvini. Allora, alla roulette della
politica, le fiche sono state spostate in massa sul Movimento 5 Stelle, con
l’incredibile 33%. Finita l’euforia per i grillini, molti, ancora una volta delusi
e amareggiati, piuttosto che astenersi, hanno votato, senza per questo essere improvvisamente
diventati tutti di destra, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, col partito
schizzato dal 4 al 26%. Se la situazione è questa, se cresce il malcontento e
la sfiducia, un nuovo partito moderato e credibile potrebbe attrarre e
provocare un’altra transumanza. Attrarre anche gli astenuti, che sono ormai il
50%, e che potrebbero tornare a votare. D’altronde era quello che voleva, e che
ha pure fatto, Silvio Berlusconi, con Forza Italia. Il suo programma era
esattamente quello di un partito di centro: conservatore, moderato, liberale,
cattolico, quasi perfetto per copiare la Dc. Solo che non poteva crescere in
maniera significativa perché c’era un ostacolo insormontabile: Silvio
Berlusconi stesso, sceso in politica, per fare i suoi business, più che fare gli
interessi del Paese. E oggi Forza Italia, rimane pur sempre un partito di
centro, ma tutto particolare, con il segretario Antonio Tajani, lì in comodato
d’uso, concesso dai proprietari che sono gli eredi di Berlusconi, i quali,
peraltro, senza nascondere nulla, alla luce del sole, rivendicano la proprietà
del partito, controllato, di fatto, attraverso una fideiussione su decine di
milioni di euro di debiti pregressi. Le condizioni e gli spazi, dunque, ci sono
per un nuovo partito moderato e di centro, che non deve però essere il centro
del centrosinistra, come già ipotizza qualcuno, ma il centro, con ampia visione
di idee e programmi, senza impegni prioritari né a destra né a sinistra. Non
convince nemmeno un centro che diventi federatore di piccolissimi partiti o
movimenti, con tanti comandanti, a litigare, subito e sempre, su tutto. Proprio
in questi giorni due convegni, a Milano e Orvieto, tratteranno la questione. Vedremo
come.
Fortunato Vinci - www.liedaliberale.com. - Agenzia Stampa Italia
Analisi perfetta.
RispondiEliminaValutazione attenta e accurata. Sono pienamente d'accordo con .
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