Votare o non votare? Il solito, falso, dilemma
Premetto di avere sempre
votato, e l’ho fatto non solo come diceva Indro Montanelli, turandomi il naso,
ma anche tappandomi le orecchie e chiudendo gli occhi, perché a sentire, e
vedere in Tv, alcuni candidati, a volte, diciamo spesso, non solo viene voglia
di non votare, viene pure lo sconforto e la rabbia. E siccome sabato e domenica
si vota per le Europee, e anche per il rinnovo del consiglio regionale in
Piemonte e le amministrative in 3700 comuni, si ripropone il dilemma: votare o
non votare? Ho scritto che si tratta di un dilemma falso perché ai politici la
partecipazione e l’affluenza alle urne non interessa affatto, i seggi sono
quelli (76 per il Parlamento europeo) e se li divideranno anche se andrà a
votare il 10%. I risultati interessano, questo sì, ovviamente, a chi deve
occupare quelle poltrone dorate, e poi, i voti serviranno per regolare i fatti
interni di alcuni partiti. A noi, invece, intendo a noi semplici cittadini, la
cosa interesserebbe, e anche molto, perché le decisioni dell’Europa incidono
pesantemente sulla vita di tutti noi, e tutti i giorni; per questo sarebbe
stato necessario scegliere candidati preparati, qualificati, autorevoli, in
grado di tutelare e far valere, nel Parlamento e nella Commissione, gli
interessi del nostro Paese. Invece mi è sembrato - come ho già avuto modo di
scrivere - che molti candidati siano
stati scelti come se avessero dovuto riempire un torpedone per una gita del
dopolavoro. Con una irresponsabilità, ancora una volta, sconcertante. Quando
arriveranno, come spesso accade, quelle decisioni che penalizzano i nostri
prodotti, o danneggiano il nostro Paese, immancabilmente sentiremo qualche
imbecille dire che lo vuole l’Europa, che è un’idiozia e una falsità. Lo vuole
l’Europa significa che nelle istituzioni europee l’Italia conta poco, e conta
poco perché a Strasburgo e a Bruxelles mandiamo sempre a rappresentarci (con le
doverose eccezioni) i soliti compari, ignoranti e incapaci. Ma, allora, che
fare? Mentre per il voto amministrativo, conoscendo qualche candidato, si
cercherà di scegliere, se proprio si vuole andare a votare, tra le innumerevoli
liste, i migliori o, vista la situazione, i meno peggio, per l’Europa la scelta
di chi votare è pesantemente condizionato dalle candidature dei cosiddetti
leader, cominciando da Giorgia Meloni. Che chiedono il voto per poi mandare in
Europa le riserve, scelte, anche quelle, da loro. Cose incredibili, da avanspettacolo. Ha
promesso di andare in Europa solo Matteo Renzi, se riuscirà a raggiungere il
quorum, cosa tutt’altro che scontata. Se gli elettori rifiutano questa
intollerabile presa in giro, e non vanno a votare, ai politici non importa,
perché come abbiamo visto, va bene lo stesso, comunque. Invece il non voto
andrebbe adeguatamente considerato, perché si tratta comunque dell’espressione
di una volontà, peraltro inequivocabile, con le dovute, ma ininfluenti,
eccezioni. Chi rifiuta quell’importantissimo diritto, che è il voto, significa
che i candidati, presenti nelle liste, non erano meritevoli della sua delega, non
erano in grado di rappresentarlo adeguatamente nelle istituzioni europee o
italiane. I politici fanno finta di non capire, ma il messaggio è questo, netto
e chiaro: vogliamo candidati qualificati, bravi, onesti e capaci. Ormai la
maggioranza degli italiani non è più disposta a votare i familiari dei
politici, i loro amici e i loro compari. Ma se non ci sono conseguenze, le cose
rimarranno sempre così, all’infinito.
Fortunato
Vinci – www.liedaliberale.com – Agenzia Stampa Italia
Sono pienamente d'accordo.
RispondiEliminaRenzi va in Europa perche' vede che i tempi sono maturi per trasferire sempre piu' competenze nazionali a livello europeo, e vuole stare dove si danno le carte. Inoltre, e' da sempre un forte sostenitore del futuro presidente della commissione (Draghi) che ha in progetto di formare un nucleo di grandi paesi federati, come fu per l'euro, e quindi spera in qualche ruolo da quelle parti.
RispondiEliminaFF
Grazie assai carissimo amico delle tue belle lezioni (per me semplicemente "orecchiante" di politica) di competente e sagace politica nostrana. Cari saluti. Mario Solinas
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