Europee: hanno vinto gli sfiduciati e chi mostra coerenza e decisione in un mondo di incertezza

 

Mi pare che anche questa volta, con qualche inevitabile autogol, gli italiani, chiamati al voto per le Europee e le amministrative, abbiano mandato con chiarezza i loro messaggi ad una politica che in tante cose importanti è sorda ad ogni richiamo. Il primo pesante messaggio è il solito, gravissimo e pure cronico: gli sfiduciati, coloro che non votano sono in aumento, non è andata alle urne per le Europee la maggioranza, il 51%, con punte del 57% nel Sud e addirittura il 63% nelle isole. Di queste maggioranze non ne parla nessuno, naturalmente, perché i cosiddetti organi di informazione (parziale e guidata) hanno l’obbligo di non dire, nel momento del successo e dell’euforia, queste cose, che possono, con una semplice domanda, mettere in discussione tutta l’impalcatura del successo: ma se la maggioranza degli elettori non ha votato di che vittoria parlate? È inutile ripeterlo, l’ho scritto ormai tante volte: chi non vota ha una sua dignità, è il rigetto di come avvengono le scelte dei candidati e le modalità di voto, e sarebbe anche il caso di procedere ad una riforma. E invece non si vuole cambiare perché significa ridurre lo strapotere dei segretari dei partiti e aumentare il potere degli elettori e la voglia di tornare a votare. Ma non interessa ai padroni del vapore e, allora, avanti così. Dopo la maggioranza che non è andata a votare c’è la minoranza che invece è andata alle urne e ha mandato alcuni messaggi. Il più importante è a Giorgia Meloni. Tutti quei voti, peraltro inutili, stanno a significare -  e per certi versi è la stessa questione del settembre 2022, quando è stata eletta - che gli italiani non vedono e non trovano di meglio, e si affidano a lei con un 28,6%. Apprezzando, evidentemente, quello che ha fatto in questi venti mesi di “regno”. Tutti quei voti personali certificano che è molto considerata, d’altronde nel governo è l’unico asso in mezzo a tante, in verità troppe, scartine. Si può anche non essere d’accordo, ma a palazzo Chigi serve che ci stia chi è tenace, determinato, convinto, combattivo. Lei lo è, e piace.  Qualcosa di simile, gli italiani, lo hanno trovato anche in Elly Schlein, la segretaria del Pd, l’altra vincitrice, con il 24,1%, di questa tornata elettorale. E la cosa non era affatto scontata, anzi qualcuno, all’interno del suo partito, sperava in un crollo elettorale per farla fuori, invece non solo non la faranno fuori ma la sua poltrona ha trovato nuovi, solidi e robusti appigli. Altro vincitore è Antonio Tajani, con Forza Italia che regge anche senza Berlusconi e conquista il 9,6%, sorpassando la Lega che, grazie ai cinquecentomila voti presi dal generale Roberto Vannacci, ha limitato le perdite, comunque pesanti con 14 seggi in meno. A sorpresa hanno trovato il successo anche Alleanza Verdi-Sinistra con il 6,8% e l’elezione, che fa discutere, di Ilaria Salis. Fuori, senza aver raggiunto il quorum, due assi delle autocelebrazioni: Matteo Renzi e Carlo Calenda. Saranno anche intelligentissimi, come si ritengono, ma ancora non hanno capito che divisi non vanno da nessuna parte. Gli elettori, con qualche eccezione, hanno escluso chi pensava di utilizzare la parola pace come una password per entrare a Strasburgo. È l’occasione per chiarire la questione una volta per tutte: io non conosco e non ho mai sentito qualcuno dire che vuole la guerra, tutti dicono che vogliono la pace, esclusi, ovviamente, tutti coloro che con la guerra fanno tanti affari e tanti soldi, e non importa loro se si sporcano le mani di sangue. Il problema è che non basta dire pace, con l’aggiunta di una bella marcia con le bandiere al vento, perché la cosa avvenga miracolosamente, d’ora in poi, anzi, dovrebbe essere imposto, a chi parla di pace, di aggiungere e spiegare come fare, qual è la strada da seguire per raggiungerla, e quando già c’è, il modo per mantenerla. È intollerabile dover sopportare, da mattina a sera, dappertutto, in tv e sugli organi di stampa, gente che banalizza tutto, anche una questione importante, difficile e complessa qual è la pace.   

Fortunato Vinci - www.lidealiberale.com - Agenzia Stampa Italia

 

 

 

Commenti

  1. Carissimo dott. Vinci, mi permetto alcune riflessioni a proposito di chi sventola bandiere e parole di pace e chi promette un futuro prospero di benessere e pieno di vita. Il primo, la Lega che candida un generale dell'esercito e si propone come colui che aspira alla pace e ripudia la guerra. Il secondo candida un defunto e parla di futuro. Mi riferisco a Forza Italia. Non ci sono parole.

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