Il sindaco di Nicotera, il mare sporco, e gli emigranti straccioni senza una lira

 Scrivevo, appena qualche giorno fa, che c’è il rischio, nel denunciare con estrema amarezza le cose che non vanno in Calabria, di fare di tutta l’erba un fascio. Cioè di ignorare, dimenticare tutte le cose buone che sono state fatte, che si fanno giorno dopo giorno, l’impegno di amministratori illuminati che non solo hanno saputo conservare, con la storia, la cultura e il paesaggio, tutti i tesori e le bellezze che offre la Regione, ma hanno saputo anche valorizzare i territori, offrendo, all’ammirazione dei turisti, il vasto, prezioso patrimonio di cui è ricca questa terra. Ma far finta di niente è sicuramente peggio. Forse è stata questa, è questa, la colpa più grave dei calabresi: aver fatto sempre finta di non vedere, di non capire, di accontentarsi del minimo, di pensare che, prima o poi, le cose che non andavano - tante, troppe - si sarebbero messe a posto, prima o poi. Dimenticando che poi è sinonimo di mai, se nessuno interviene a risolvere i problemi con impegno, determinazione e coraggio. Ebbene, tornando nella mia terra, rivedo, ingigantiti, peggiorate, le solite questioni: le strade, il mare, la sanità. Tuttavia non ero entrato nel dettaglio. Ora mi offre l’occasione il sindaco di Nicotera Giuseppe Marasco con dichiarazioni tristi, penose, sconcertanti. Invece di prendere atto di tutte le cose che non vanno, esce dai gangheri, diffama, denigra, s’infuria contro chi si permette di criticare il suo operato per il mare sporco. Che il mare di Nicotera, in alcuni giorni, sia sporco non è un’opinione di qualcuno, è un dato oggettivo. Indiscutibile. Metterlo in discussione non solo vuol dire affermare il falso, vuol dire offendere l’intelligenza della gente. Che vede, fotografa, s’indigna, protesta. Ma - mi chiedo – Marasco non è lo stesso sindaco che ha messo il divieto di balneazione in un tratto di mare di Nicotera Marina? Come se l’acqua rimanesse ferma, immobile, a depurarsi, attenta a non varcare i limiti dell’ordinanza comunale. Le ultime foto della vergogna, a disposizione di tutti, anche dell’autorità giudiziaria, quando deciderà di intervenire, sono di lunedì 2 agosto, ore 11,30. La preoccupazione di molti per il mare sporco non è solo perché arreca danni al turismo e all’economia, ma, soprattutto, perché può arrecare danni anche alla salute. Ed è stupefacente che il sindaco Marasco, che fa l’infermiere, non se ne renda conto e sottovaluti il problema. Ma visto che ci siamo ricordiamo al sindaco Marasco che anche il manto stradale è pessimo e che siamo rimasti sorpresi nel vedere che per sistemare, alla meno peggio, un muro di pochi metri, sulla strada Limbadi Nicotera c’è voluto più di un anno. E che cumuli di immondizia ci sono un po’ dappertutto nel territorio comunale. E qui mi fermo per non fare la Treccani delle vergogne. Certo, noi emigrati vorremmo che il nostro paese, e anche quello vicino, appunto Nicotera, fossero tutti puliti e accoglienti. E il fatto di tornarci ogni anno è perché siamo legati alla nostra terra d’origine, di affetto, ricordi, amicizie. Solo uno sprovveduto come Giuseppe Marasco può pensare a emigranti morti di fame che tornano in Calabria perché “non hanno una lira”. Mantenere una casa, anche nei piccoli centri come Nicotera o Limbadi, è un lusso. Il sindaco Marasco - si capisce - ha poca dimestichezza anche con i conti e allora è il caso di aiutarlo, per evitare che dica altre sciocchezze. Per una casa tenuta a disposizione per le vacanze, al di là di quelle che possono essere le sensibilità affettive, di cui Marasco è del tutto privo, va considerato il capitale immobilizzato e l’Imu, l’Irpef, con maggiorazioni perché casa a disposizione, Irpef addizionale comunale e regionale, pagamento fornitura di energia elettrica, acqua e gas, e, poi, Tari e le immancabili spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Fatti i conti, si risparmia se si sta un mese in albergo in qualsiasi altra località turistica. Quindi, questi straccioni, come li considera il sindaco di Nicotera, non hanno una lira, solo perché la lira non c’è più da molti anni, ma vorrebbero anche che a rappresentare le istituzioni ci fossero non solo persone colte, preparate e capaci, ma anche educate, perché fare il sindaco significa rappresentare una comunità fatta di storia, cultura, tradizione. Un comune come Nicotera, che fu culla di intellettuali di notevole livello, tra cui il mio antenato Bruno Vinci, non può essere degnamente rappresentato da chi denigra, diffama, disprezza. Non lo consentono le nobili tradizioni di Nicotera, non lo consente la Costituzione che all’art.54 impone “ai cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche di adempierle con disciplina ed onore”. Le qualità e i comportamenti che non rientrano nel misero, sgangherato bagaglio culturale di  Giuseppe Marasco.

      Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com

 

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