L' Afghanistan, un'altra missione fallimentare e imbarazzante, per la Nato, gli Usa e l'Italia

 

Nella questione afghana colpiscono, ancora una volta, ed è l’ennesima, i racconti che ci fanno, e non convincono, su quanto è avvenuto. Proviamo a sintetizzare la storia, peraltro alquanto complessa. Una ventina di anni fa, i Paesi della Nato, di cui, come è noto, fa parte anche l’Italia, con gli Usa capofila, a comandare e decidere, hanno pensato che fosse opportuno intervenire in Afghanistan, con un contingente militare, operazione chiamata enfaticamente “missione umanitaria”, per difendere i circa 40 milioni di cittadini in pericolo per i terroristi islamici, guidati, allora, da Osama Bin Laden considerato, a torto o a ragione, come il committente dell’attacco alle Torri gemelle americane. Dopo 4 lustri, gli Stati Uniti, hanno ritenuto che fosse inutile, peraltro con un bilancio pesantissimo di morti e di miliardi di dollari sprecati, mantenere un esercito in quel Paese e quindi è diventato necessario ritirare le truppe e lasciare alle forze armate afghane, adeguatamente addestrate dagli occidentali, a far fronte ai talebani. La decisione era stata presa qualche anno fa da Donald Trump e confermata da Joe Biden, dunque tutti via entro domani, 31 agosto. Al seguito degli americani via anche tutti gli altri soldati, compresi quelli italiani. Senza le forze del contingente militare occidentale, l’esercito afghano, però, ha dimostrato tutta la sua fragilità, perché, in effetti, si trattava di un esercito virtuale, e così i talebani, praticamente senza opposizione, si sono facilmente già impadroniti della capitale Kabul e del Paese.  Ma, d’altronde, che cosa avrebbe dovuto e potuto fare l’esercito afghano se il passaggio del potere ai talebani era stato addirittura già concordato da Trump, con i negozia di Doha, il 29 febbraio 2020?  La prima cosa che non convince affatto è il racconto, che nei giorni scorsi è stato fatto, di questa conquista dei talebani di un potere che era già stato loro promesso. La seconda cosa è che non sia possibile credere che in vent’anni, la Nato, con un esercito di circa 400 mila uomini, armato di tutto punto e con strumenti sofisticati, non sia stato capace di battere un esercito di 40 mila terroristi, tanti sarebbero i talebani. È chiaro che non volevano batterli, e le migliaia di soldati, di varie nazioni, tra cui, appunto, l’Italia, sono rimasti lì per altri scopi, assai meno nobili e assai meno convincenti. E quando si parla di una guerra lunghissima, non si capisce chi era il nemico e a chi è stata fatta questa guerra.  Non certamente ai talebani con i quali si è alla fine stipulato addirittura la successione e ai quali sono state lasciate anche le armi, milioni di armi, alcune tanto sofisticate che non sono in grado di usarle. Ma la guerra non è stata fatta nemmeno ai terroristi dell’Isis-K che si sono già presentati con l’attentato Kamikaze all’aeroporto di Kabul e che ha provocato la morte di 200 persone, tra cui tredici soldati americani. La reazione americana è stato con i raid e i droni. Strumenti occasionali, tamponi velleitari senza efficacia e senza futuro. Ma, allora, che guerra è stata? Una guerra, però, che a noi italiani è costata 54 morti e quasi dieci miliardi di euro di spese per mantenere migliaia di persone, tra esercito e collaboratori. Non si è capito nemmeno che cosa abbiano fatto questi collaboratori, più di 5.000. Ora tutti si stracciano le vesti perché i talebani, violenti e terroristi, non garantiranno la tanto auspicata democrazia e, invece, imporranno le leggi dell’oscurantismo più feroce. Un disastro di fatti e di idee. Quel tentativo di “esportare” la democrazia, quello che l’Occidente ha cercato di fare per vent’anni si è dimostrato un’utopia ed è svanito miseramente in un fallimento politico, militare, umanitario. Adesso, che fare? L’impressione è che, dall’Europa alla Nato, a parte quel delirio di dichiarazioni, inzuppate di retorica più che di pragmatismo, non lo sappia nessuno. Mi sembra la lotta al Covid-19, tutti ne parlano, moltissimi a vanvera, e nessuno sa cosa fare veramente. Balbettano strategie che non sembra abbiano possibilità di successo. Non solo. Ora, per timore delle ritorsioni dei talebani, questi nostri collaboratori afghani li abbiamo già fatti venire tutti in Italia, come vorremo far venire tutti i profughi che, ora, in pratica, sono diventati tutti i 40 milioni di afghani. Una follia dietro l’altra. Un’idiozia dietro l’altra. Le conseguenze di questa missione fallimentare è che ora il Paese è occupato dai talebani, i quali, per mantenere il potere, ricorreranno, inevitabilmente, alle orrende violenze di cui sono capaci, ma con i quali adesso molti vogliono, forse devono, alla fine, discutere, dialogare, trattare. Molto interessati a questi colloqui sono, in particolare, la Russia e la Cina, con interessi geopolitici, più che economici, di un certo rilievo, e senza alcuno scrupolo per quanto riguarda le libertà, avendo, i due governi, le stesse affinità politiche (dittature). Noi, con il presidente Mario Draghi, che ha già avuto contatti ufficiali con la Russia, cerchiamo di darci un peso e un ruolo internazionale che ci illudiamo di avere, ma temo che anche questa volta succederà come sempre, agli altri il business a noi i corridoi umanitari e i profughi. 

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia         

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