I soldi per le strade e gli aiuti alle aziende del Sud vanno per il ponte di Messina, le assurdità di Salvini e del governo
Giorgia Meloni ed il suo
governo hanno avuto, secondo quello che ci hanno raccontato, molte difficoltà a
far quadrare i conti per la legge di Bilancio 2025, che si sta approvando, con
la fiducia, in questi giorni alla Camera e al Senato. Con la fiducia vuol dire,
che la legge è blindata, non può essere modificata in Parlamento, deve essere
approvata (o non approvata, ovviamente, ma in questo caso ci sarebbe la crisi
di governo) così com’è stata voluta dal governo, senza possibilità di discuterla
e cambiarla, in questo modo, esautorando, di fatto, il Parlamento da quella che
è la sua principale funzione, quella legislativa; altro schiaffo, l’ennesimo,
alla Costituzione. Ora arriveranno sacrifici per (quasi) tutti e aumento di
nuove tasse, palesi e occulte, perché - questa la principale motivazione - non
ci sono soldi. Dopo averci informato di questa situazione disastrosa, con il
debito pubblico che viaggia veloce oltre i 3.000 miliardi di euro e con gli
interessi attorno ai cento miliardi di euro l’anno, tra le righe di un articolo
del Corriere della Sera, si apprende
che, dopo aver già stanziato 13 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto di
Messina, l’opera più assurda e inutile mai concepita, per una infinità di
ragioni che abbiamo più volte ricordato, nelle ultime ore “sono saltate fuori
1,5 miliardi in più per la costruzione del ponte di Messina”. E per finanziare
ancora di più il Ponte, l’ossessione di Matteo Salvini, “hanno tagliato 900
milioni di euro di fondi per le strade provinciali, e altri 600 milioni per la
Zes al Sud”. Le strade provinciali da Nord a Sud, in verità più al Sud che al
Nord, sono in condizioni pessime, ebbene, con quasi un miliardo, non diciamo il
tappetino dappertutto, che rimane il sogno degli automobilisti, ma forse
qualche buca si sarebbe potuta coprire, ora, invece, grazie al ministro dei
Trasporti, le cose rimarranno ancora così. Gravissime conseguenze anche per l’altro
taglio, i 600 milioni per la Zes, la zona economica speciale per il
Mezzogiorno, dall’Abruzzo alla Sicilia, alla Sardegna. Nella quale l’esercizio
di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende già operative,
e di quelle che si insedieranno, può beneficiare di speciali condizioni in
termini economici, finanziari e amministrativi. Ora niente strade e niente
aiuti alle aziende. Ma si può fare peggio?
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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