I giudici battono i pm 2-0
Meno male che i giudici
del tribunale di Palermo abbiano assolto Matteo Salvini e meno male che il
giudice del tribunale di Firenze abbia prosciolto Matteo Renzi e 9 suoi amici. Il
ministro Salvini (allora all’Interno) era imputato di “sequestro di persona e
rifiuto di atti di ufficio” per non aver consentito, nell’agosto del 2019, per
19 giorni, l’attracco della nave Open Arms con 147 migranti a bordo. I pm, dopo
5 anni di indagini, avevano chiesto 6 anni di carcere, mentre i giudici del
tribunale, ieri sera, lo hanno assolto perché il “fatto non sussiste”. Il segretario di Italia viva, Renzi, era
indagato, invece, per violazione, con la fondazione Open, della normativa sul
finanziamento dei partiti, come ipotesi di reato “corruzione, traffico illecito
di influenze, finanziamento illecito ai partiti ed evasione fiscale”. Il gup,
Sara Farini, giovedì scorso, ha prosciolto tutti perché “gli elementi raccolti
non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”. Due vicende
diverse e due verdetti di completa assoluzione, in soli due giorni, hanno offerto
abbondante materiale su cui è necessario fare qualche doverosa riflessione. La
prima, macroscopica ed evidente, smentisce quello che sostengono ossessivamente
tutti coloro che vogliono fare la divisione delle carriere tra i magistrati che
indagano (pubblici ministeri) e i magistrati che decidono (giudici). Sì, sono
nello stesso Ordine e sono colleghi, ma con funzioni e compiti completamente
diversi, e, come si è visto anche in questi due casi, non c’è nessun
condizionamento, e nel supposto match, come lo intendono alcuni politici, c’è
stata la netta vittoria dei giudici, peraltro com’è giusto che sia. Però le
assoluzioni dei giudici che ribaltando le richieste, spesso pesanti, dei
magistrati inquirenti stanno anche a dimostrare che, a volte, i pm si ostinano
a portare avanti le loro accuse a prescindere dai fatti e dai risultati delle
indagini, a volte lacunose e superficiali. Ho visto tante volte, seguendo per
molti anni la cronaca giudiziaria, le tesi audaci di colpevolezza poi quasi
tutte smentite dai giudici. È quel “quasi” che indigna e mette in discussione
la possibilità di fare sempre giustizia. Cosa succede quando i giudici, poi,
non sono capaci e all’altezza del loro compito? Che condannano innocenti. E
questo è intollerabile e inconcepibile. È facile ricordare il calvario di Enzo
Tortora. Anche in quel caso - ormai simbolo della malagiustizia - erano subito
evidenti i limiti di quegli sgangherati delinquenti accusatori e delle loro
accuse assurde, eppure i pm sono andati avanti lo stesso, provocando una
tragedia, che l’ultima sentenza di assoluzione non ha potuto certo evitare. Anche
adesso - senza, ovviamente, voler fare confronti improponibili - come i pm
siciliani potevano immaginare che potesse reggere la loro ipotesi di “sequestro
di persona” nei confronti di Matteo Salvini, solo perché, da ministro, secondo
la legge in vigore, non ha consentito lo sbarco di migranti, potenzialmente
pure clandestini? Eppure ci sono voluti cinque anni di indagini. Questi sono i
problemi seri e urgenti della magistratura, che non si risolvono con la
divisione delle carriere.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
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