Due decisioni dei giudici che dimostrano le intollerabili vessazioni dello Stato, iniquo e pasticcione

Sono arrivate in rapida successione due decisioni sconcertanti dei giudici che hanno assolto uno Stato che si dimostra sempre più iniquo e pasticcione. I giudici della Cassazione e i giudici della Corte d’Appello dell’Aquila si sono pronunciati su due fatti, diversi, che non hanno nulla in comune, se non l’ennesima, insopportabile vessazione dello Stato nei confronti dei cittadini. Proviamo a sintetizzare.  La prima “perla” è della Cassazione, alla quale si era rivolta una società che fa intercettazioni e lavora esclusivamente per le procure della Repubblica, sanzionata dall’Agenzia delle Entrate perché non aveva pagato le rate dell’Ires, ritardo motivato da causa di forza maggiore, per le difficoltà finanziarie dovute ai ritardi nei pagamenti dello Stato, fruitore dei servizi e debitore. Non si può, dice la Cassazione. Il ritardato pagamento della Pubblica Amministrazione è un fatto “purtroppo ricorrente” e quando è ricorrente non può essere considerato come causa di forza maggiore, e se c’erano, come c’erano, questi problemi di liquidità, l’imprenditore contribuente ci doveva pensare per tempo, facendo opportuni accantonamenti o accendendo un muto, lo Stato non ha alcuna responsabilità. Sconcertante. Oltre al fatto che ci sono delle leggi che obbligano, nei tempi stabiliti, il debitore al pagamento di quanto dovuto, che vale per i privati e a maggior ragione per la P.A, la cosa sbalorditiva è che la Cassazione abbia interpretato il “ricorrente” come un’attenuante piuttosto che un’aggravante. Siccome la P.A. paga sempre in ritardo, bisogna saperlo e prendere le conseguenti precauzione. I giudici non hanno nemmeno preso in considerazione che il sistematico pagamento ritardato della P.A. possa essere non solo una colpa grave, ma anche un comportamento deplorevole, perché pessimo esempio per tutti. Ancora più grave e sconvolgente è quello che hanno fatto i giudici della Corte d’Appello dell’Aquila, nella sentenza con cui hanno rigettato la richiesta di risarcimento danni dei familiari di 7 studenti morti in seguito al terremoto del 6 aprile 2009, quando la città venne sconvolta da un terremoto di magnitudo 6,3 che ha provocato 309 vittime e 1600 feriti. I familiari non hanno alcun diritto perché i giovani hanno tenuto una “condotta incauta”. Emettere una sentenza di questo genere, in nome del popolo italiano, fa un po’ paura, perché significa che i giudici possono darti (inventarsi) qualsiasi colpa. I giudici, il mancato risarcimento, se era questo che volevano, lo potevano motivare in tanti altri modi, non certo come hanno fatto, dando la colpa ai ragazzi morti. È stata una vergogna. Allora sono stati incauti anche tutti gli altri morti e i feriti. E sono morti per colpa loro. Assurdo. Ma se i componenti della Commissione grandi rischi sono già stati tutti assolti, eccetto uno che ha fatto una dichiarazione inopportuna e tranquillizzante, vuol dire che non hanno avuto colpe, perché il terremoto è difficile, o forse impossibile, almeno per ora, poterlo prevedere, non capisco come abbiano fatto i giudici a pensare che, invece, se non lo hanno e non lo potevano prevedere gli scienziati, lo dovevano prevedere quei 7 studenti. Ora (si fa per dire: fra due, tre anni, mentre ne sono già passati 15) ci sarà il ricorso in Cassazione. Visto l’andazzo, i familiari dei ragazzi morti è bene che accendano un cero.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

  

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