Il Perugia fermato a Brescia. Luci ed ombre, anatomia di un campionato
Nel calcio, come in
moltissime altre attività, i criteri di valutazione sono tanti, le variabili
altrettante, e il giudizio conclusivo, ovviamente, diverso, a seconda dei
criteri usati. Se si arriva primi (trionfo) o ultimi (fallimento) c’è poco da
discutere, ma quando una squadra, come il Perugia, in questo campionato
2021-’22, appena concluso, si è classificata all’ottavo posto in classifica,
disputando anche una gara dei preliminari playoff, ci sono ampi margini per
opinioni diverse. L’obiettivo posto dalla società, alla vigilia del campionato,
quando è stato chiamato Massimiliano Alvini, dopo la promozione dalla C, con
Fabio Caserta, è stato quello della tranquilla salvezza. Un traguardo, per una
matricola, del tutto ragionevole, accettabile da (quasi) tutti. Eppure le decisioni
del presidente Massimiliano Santopadre non hanno trovato quel consenso che si
poteva immaginare, così che il torneo è cominciato tra tante, troppe perplessità,
e molto pessimismo. Cominciando dalla scelta del tecnico, che era appena
retrocesso, con la Reggiana, in serie C. Appariva a molti, quantomeno azzardato
affidare, al tecnico di Fucecchio, il Perugia, che, seppure con ambizioni, quest’anno,
relativamente modeste, rimane sempre la squadra di una piazza importante ed
esigente nel panorama calcistico italiano. Massimiliano Alvini ha, quindi,
cominciato la sua avventura perugina circondato da molti dubbi e perplessità, anche
perché l’organico, ampiamente rinnovato rispetto al campionato precedente,
sembrava piuttosto mediocre e comunque nemmeno in grado di raggiungere, senza affanni
e sofferenze, quel traguardo minimo fissato dalla società. Seppure in sordina,
il campionato è cominciato con una vittoria sul terreno di Lignano Sabbiadoro
contro il Pordenone. Però senza gioco, hanno subito sentenziato gli ottimisti. Pensate
l’opinione dei pessimisti. L’allenatore si è trovato, così, a dover lavorare su
diversi fronti: costruire una squadra con un gioco convincente e nello stesso
tempo in grado di ottenere i risultati necessari per la salvezza, e far fronte,
nel contempo, all’incalzare della stampa e agli opinionisti pret - à - porter
delle tante (troppe?) trasmissioni
televisive, mentre i tifosi, a parte la frangia no-Santopadre, ha, come al
solito, pensato solo a sostenere la squadra, sempre, a prescindere. Il lavoro
di Alvini, serio e meticoloso, con il tempo, ha cominciato a dare i suoi
frutti. La scoperta (finalmente!) di un portiere sicuro e affidabile con una
fase difensiva soddisfacente ed efficace sono sembrati essere, subito, i punti
di forza di questa squadra, tanto che, alla fine, è stata la migliore difesa
(32) dopo quella del Lecce (31). Un po’ meno affidabile la fase offensiva con i
gol fatti con il contagocce, 40 in totale, al quattordicesimo posto. A metà
campionato, tuttavia, i grifoni si sono trovati in un’invidiabile posizione di
classifica, a ridosso dei primi posti. È sembrato, in quel momento, che ci
fossero tutte le condizioni per abbandonare gli obiettivi minimali disegnati
dal team di Santopadre e puntare, con una certa convinzione, ad obiettivi più
importanti, facendo crescere ed alimentare interessi e ambizioni. Non tutto,
però, è andato secondo le speranze e le aspettative. Pur rimanendo sempre a
metà classifica, una serie di concause, dai gol clamorosamente mancati, agli
arbitraggi indecenti, dalle banali distrazioni, ad un calo di condizione, hanno
fatto perdere occasioni e smalto, e punti preziosi, paradossalmente, nelle gare
(ritenute) meno impegnative (due sconfitte con il Como e tre punti lasciati al
Pordenone) per ottenere una classifica finale migliore. L’ottava posizione è
anche l’ultimo posto utile, certamente ambito, seppure scomodo predellino per proseguire
il viaggio negli spareggi per la serie A. Il Brescia, capitato nell’abbinamento
della gara preliminare, non sembrava un avversario invincibile, semmai il
contrario, certamente alla portata dei grifoni, e lo si è visto in campo.
Perugia grande, ben disposto, ad imporre il proprio gioco nettamente superiore
rispetto a quello degli uomini di Eugenio Corini. Vantaggio meritato con Kouan
e mai messo in discussione fino a quando l’arbitro, e il Var, hanno visto il
pallone sfiorare il braccio di Curado e decidere per il calcio di rigore,
trasformato da Pajac. Un pareggio, 1-1, che non è cambiato fino al 90’ anche
perché l’arbitro Fourneau, in un’occasione confusa in area del Brescia ha avuto
l’idea (infelice) di emettere un fischio, che si è poi dimostrato essere di
natura meramente preventiva, perché ha fermato il gioco proprio quando Santoro
aveva già scoccato il tiro che avrebbe riportato in vantaggio il Perugia.
L’arbitro ha visto un fallo? Dalle immagini televisive non sembrava ci fosse
nulla di irregolare. Rimangono fortissimi dubbi. E nei tempi supplementari c’è
stato ancora il Perugia protagonista, con Matos che, al 102’, ha segnato il gol
del vantaggio. Sembrava fatta. Almeno questo abbiamo pensato un po’ tutti. La squadra incerta, balbettante, spenta di
Corini non avrebbe potuto battere la migliore difesa del campionato nei 18
minuti mancanti. E invece è successo che due imperdonabili e inspiegabili distrazioni
hanno consentito il capovolgimento del risultato e l’addio alle speranze di
serie A. Con questo finale è inevitabile che ci siano ampi margini per
recriminare, perché se è vero che gli obiettivi della vigilia sono stati ampiamente
raggiunti è altrettanto vero che un campionato così equilibrato, e modesto, è
difficile che si possa ripetere. E quando ci sono le occasioni bisogna saperle
cogliere al volo.
Fortunato
Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia
Raggiunti i play off col DICIOTTESIMO monte-ingaggi! Un'impresa, di fronte alla quale lo starnazzare di pseudo-opinionisti-gufi, anti-santopadriani in servizio permanente, diventa puro macchiettismo. Arbitraggi ripetutamente scandalosi hanno impedito di andare ancora più avanti. Gli sconci delle due gare di Brescia sono possibili soltanto in un calcio senza governance, alla mercé dei presidenti più influenti politicamente e così a pezzi da essere sbattuto fuori da due mondiali di fila!. La promozione era comunque fuori portata per due ragioni. Perché col diciottesimo monte-ingaggi non puoi avere un organico quale è necessario con la regola delle 5 sostituzioni (il Brescia, sabato, oltre che l'arbitro, ha avuto dalla sua una panchina in grado di fare la differenza nei supplementari). E perché non avevamo un vero uomo-gol, né un gruppetto di mezzi uomini-gol capaci di alternarsi (che invece aveva Caserta l'anno scorso). Confidiamo in Giannitti ed Alvini per il prossimo campionato e ringraziamo Santopadre per quanto possa spendere. Personalmente in un calcio dove avvengono infamie come quelle di sabato non investirei mezzo centesimo.
RispondiElimina