La Calabria con i guai di sempre
C’è
il rischio, nel denunciare con estrema amarezza le cose che non vanno in
Calabria, di fare di tutta l’erba un fascio. Di ignorare, dimenticare tutte le
cose buone che sono state fatte, che si fanno giorno dopo giorno, l’impegno di
amministratori illuminati che non solo hanno saputo conservare, con la storia,
la cultura e il paesaggio, tutti i tesori e le bellezze che offre la Regione,
ma hanno saputo anche valorizzare i territori, offrendo, all’ammirazione dei
turisti, il vasto, prezioso patrimonio di cui è ricca questa terra. Ma far
finta di niente è sicuramente peggio. Forse è stata questa la colpa più grave
dei calabresi: aver fatto sempre finta di non vedere, di non capire, di
accontentarsi del minimo, di pensare che, prima o poi, le cose che non andavano
- tante, troppe - si sarebbero messe a posto, prima o poi. Dimenticando che poi
è sinonimo di mai, se nessuno interviene a risolvere i problemi con impegno,
determinazione e coraggio. Ebbene, tornando nella mia terra, rivedo,
ingigantiti, peggiorate, le solite questioni: le strade, il mare, la sanità.
Una Regione a vocazione turistica, qual è indubbiamente la Calabria, deve
offrire al forestiero che arriva il suo biglietto da visita che è rappresentato
dalla viabilità, dalle condizioni delle strade. E in alcuni punti, peraltro tra
i più frequentati dai turisti, dire che le condizioni del manto stradale siano
pessime è un eufemismo. Buche dappertutto. L’altro giorno in un paese, perché c’era
la visita di alcuni personaggi politici importanti (si fa per dire, naturalmente)
il sindaco ha chiesto aiuto ad un imprenditore per coprire, rattoppare almeno
le buche quelle più profonde, quelle più indecenti, e, poi, i cittadini,
increduli, sono andati, in pellegrinaggio, ad accertarsi dell’avvenuto
miracolo. Passare da alcune strade, a picco sul mare, di notte, è un’avventura:
pressoché sconosciuti i catarifrangenti, poche le strisce per terra, spesso
mancano i guardrail e, a peggiorare la situazione, i deficienti che vanno a
tutta velocità. L'unico modo, forse, per risolvere il problema è, in caso di incidente, di considerare le pessime condizioni della strada e la mancanza della segnaletica come concause e quindi chiamare a risarcire i danni anche il comune o la provincia. Poi c’è il mare, bello, cristallino, caraibico. Ebbene da
giorni in alcune zone è in condizioni penose, sporco, sporchissimo. La Guardia Costiera
ringrazia delle segnalazioni e dice che però l’Arpacal ha fatto i prelievi ed è
tutto a posto. A posto un corno, le immagini dicono il contrario. Dove l’ha
fatto i prelievi? Il problema è che
mancano i depuratori, e quelli che ci sono non sempre sono nelle condizioni di
funzionare. Quanti progetti sono stati fatti per risolvere in maniera
definitiva questo problema? L’occasione per ottenere i finanziamenti era
proprio adesso, con il Recovery fund. Sono stati fatti? Dubito. Poi c’è la
sanità. Altra piaga. Commissariata da più lustri, funziona a macchia di
leopardo, a centri di eccellenza si alternano situazioni disastrose. Con i ticket
al massimo e i tempi biblici per le visite, i pazienti sono costretti a
rivolgersi al privato o ad emigrare. Non è quello che vorrebbero i calabresi
che qui vivono e quelli che ci tornano per le vacanze.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
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