Finalmente l'Italia che ride
Finalmente.
Finalmente scorrono le immagini di entusiasmo, euforia, gioia. Ci siamo tuffati
un po’ tutti in queste feste, quasi increduli che il bel tempo con le buone
notizie potesse tornare. E pazienza se è stato lo sport, con le forti emozioni
che ci ha riservato, a farci ritrovare l’allegria che sembrava scomparsa per
sempre, e per qualche ora farci riassaporare anche l’orgoglio di essere
italiani. Un pomeriggio indimenticabile. Prima il tennis a Wimbledon. Matteo
Berrettini nella finale contro Novak Djokovic ci ha dato l’impressione di
potercela fare a battere il serbo, numero uno nel mondo, nel tempio del tennis.
È stato in più di una occasione sul punto di poter prevalere, cominciando dal
primo set, 7-6 per l’italiano, di poter conquistare un trofeo, il più
prestigioso. Alla fine non ce l’ha fatta, l’esperienza e la bravura del serbo
hanno avuto il sopravvento, ma già il fatto di aver giocato per lunghi tratti
alla pari del suo quotatissimo avversario è per Matteo, certamente, un
grossissimo titolo di merito, che rimane il punto da cui partire per una
carriera che si presenta con i migliori auspici. Ancora più intensa di emozioni
la serata a Wembley, per la finale della Coppa Europa 2020. Una partita
cominciata con l’handicap rappresentato dal gol segnato dall’Inghilterra dopo
appena due minuti. Un gol che avrebbe potuto avere pesanti conseguenze negative
se tra gli Azzurri non ci fosse stato uno spirito combattivo straordinario, una
concentrazione eccezionale, la consapevolezza nei propri mezzi contro un
avversario che le cronache lo descrivevano come imbattibile, che giocava in
casa e che appena iniziato il match aveva anche un gol di vantaggio. La gara,
la Coppa, gli italiani l’hanno vinta in quei frangenti in quel sapere reagire
dal punto di vista psicologico più che tecnico e tattico. Forse è stata la
tranquillità che, oltre a tutto il resto, ha saputo dare loro, il ct Roberto
Mancini. Che è stato bravo anche nei cambi, aver saputo trovare i rimedi ad una
squadra che pur manovrando meglio e con maggiore lucidità degli avversari,
tuttavia non era riuscita, nel corso del primo tempo, ad impensierire mai il
portiere Pickford. Ecco due mosse, fuori Immobile per Berardi, e Barella per
Cristante, quelle che sanno fare gli scacchisti di talento, per cambiare il
corso degli eventi, per dare una svolta al confronto. Poco importa che poi il
gol del pareggio lo abbia segnato al 22’ Bonucci, perché, nel frattempo, l’Italia
era diventata migliore degli avversari, la squadra da battere. E se ci sono volute
le prodezze di Donnarumma, a farci diventare campioni d’Europa non sminuisce
l’impresa che ha fatto questa squadra, formata da un mix di giovani e meno
giovani, ma tutti uniti, insieme, uno per tutti e tutti per uno. L’amalgama che
porta al successo, sempre, ovunque, in qualsiasi competizione. Certo è
singolare, rilevare dal punto di vista tecnico, che alla fine due volte, contro
la Spagna e contro l’Inghilterra, ci siamo serviti dei calci di rigori per
superare il turno; è un’anomalia, forse è la prima volta che succede in un
torneo di questo livello, in genere nei successi importanti sono gli attaccanti
a lasciare il segno. Questa volta il risultato è stato deciso dalle prodezze
del portiere, premiato anche, e non è un caso, come migliore giocatore. È successo
per l’unico, ma importantissimo neo di questo gruppo: la mancanza di un bomber.
Aver saputo sopperire a questo è stato un titolo di merito. Vincere senza un cannoniere
di razza è stata un caso, sì, anomalo, ma che ingigantisce i meriti del gruppo
e di Roberto Mancini. Insigne, Chiesa, Immobile, Belotti, Berardi, sono tutti
attaccanti di buon livello, ma nessuno di loro ha le caratteristiche del cinico
cannoniere di razza. Forse fa eccezione Immobile, che, però, ha bisogno di una
squadra al suo servizio per rendere al massimo, come avviene nella Lazio, e,
paradossalmente, ieri è stato l’unico rimasto fuori dal gioco e dalla partita.
L’Italia ora è tornata ai livelli di considerazione e classifica che merita e
ci sono, mi pare, le solide basi per pensare in grande, a un futuro già
prossimo che si chiama Mondiale.
Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com
– Agenzia Stampa Italia
Osservazioni condivisibili; la mancanza di un assoluto big/fuoriclasse forse rappresenta il segreto di un traguardo eccezionale. Lo spirito di sacrificio collettivo senza eccezioni, corrisponde per uno sport di squadra come il calcio, alla premessa di ogni traguardo. In ciò è ammirevole e decisivo il ruolo del c.t. Mancini. Finalmente possiamo gridare con orgoglio: evviva Italia!!
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