Scompare solo il reato, l'abuso d'ufficio rimane lo stesso, ma è tutto regolare dice la Corte Costituzionale

 

Ci siamo già occupati della questione, ma questa volta bisogna agire con la dovuta cautela perché di mezzo non c’è più e solo il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la sua maggioranza, c’è pure, nientedimeno, che la Corte Costituzionale. Come tutti sanno il guardasigilli, con insospettabile furore legislativo, da quando da ex magistrato in pensione ha occupato il ministero di via Arenula, sta facendo la rivoluzione delle norme e del diritto. Combatte su diversi fronti, dalla limitazione (fino all’annullamento) delle intercettazioni, alla divisione delle carriere dei magistrati, dal drastico ridimensionamento della Corte dei Conti, all’abuso d’ufficio, del tutto abolito come reato con la cancellazione dell’art.323 del Codice Penale. Era l’articolo con cui veniva punito “l’abuso del pubblico ufficiale che agendo nelle sue funzioni abusa del potere affidatogli per ottenere un vantaggio personale o per danneggiare qualcun altro ingiustamente. In casi di rilevanti gravità è previsto un aggravio della pena”. Sembrava che fosse una norma in grado di contrastare le irregolarità nell’attività amministrativa e in grado di dare adeguata tutela ai cittadini verso l’arroganza e la prepotenza dei pubblici ufficiali o di incaricati di pubblico servizio, politici e non. È stato abolito perché finora - questa la principale motivazione - ci sono state poche condanne definitive e, dunque, meglio cancellare tutto, condanne comprese. Con questo singolare criterio, adottato con estrema disinvoltura da Nordio, bisogna stare attenti a contare il numero dei ladri condannati perché se fossero pochi c’è il rischio che venga abolito pure il reato di furto. Il problema, per i cittadini onesti, è che gli abusi d’ufficio, che per il codice penale ormai non esistono più, continuano ad esserci, come e più di prima.  Come, per esempio, chi intende truccare un concorso per assumere chi vuole, o l’amministratore che senza giustificazione nega un diritto, o un magistrato che nasconde un elemento di prova per favorire qualcuno, etc. C’è stato, nel frattempo, nell’ambito dei procedimenti ancora in itinere, chi ha sollevato dei dubbi e tra le altre cose è stato chiesto il parere della Corte Costituzionale. Per molti giuristi, magistrati e Cassazione inclusa, l’abolizione del reato poteva essere contrario alla Costituzione, piuttosto grave ed evidente, era apparsa a molti, il mancato rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite, detta di Merida. No, non c’è stata né la violazione della Costituzione né la violazione degli accordi internazionali. Questa, in estrema sintesi, in attesa delle motivazioni, la decisione della Consulta. I trattati internazionali credo che siano volontari, nel senso che i singoli stati possano fare le loro valutazione liberamente al fine di decidere se aderire o meno, quindi non ci sono, in questa fase, né peraltro ci possono essere, obblighi sovranazionali. Ma quando i trattati vengono ratificati, come è successo con la Convenzione delle Nazioni Unite, sopra richiamata, allora non credo che sia del tutto normale cancellare dall’ordinamento giuridico quelle norme che sono alla base delle principali direttive della Convenzione, come quella di “conferire carattere penale ad una grande diversità di infrazioni correlate ad atti di corruzione”. Esattamente quello che rappresentava l’abuso d’ufficio.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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