Le intollerabili e vergognose complicità dei politici con gli evasori fiscali

 

Le dichiarazioni dei redditi del 2022, esaminate dal Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, raccontano quello che sappiamo tutti da molto tempo. Sappiamo cioè che ci sono eserciti di contribuenti che non versano quanto dovuto al fisco. Sappiamo anche che tutti costoro, invece di essere braccati, inseguiti, puniti, vengono perfino aiutati dai politici, che, in cambio del voto (c’è più voto di scambio di questo?) fanno il massimo per proteggerli. Tagliando quanto più possibile gli artigli al fisco, che, in verità, non li ha mai avuto troppo aguzzi, così che la riduzione del cosiddetto tax gap, la differenza tra le imposte dovute e quelle effettivamente versate, che doveva essere un’assoluta priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è stato del tutto ignorato e l’evasione fiscale continua ad ammontare a più di cento miliardi di euro l’anno. O forse anche di più, chi lo sa?  Intanto, la verità, che emerge anche da quest’ultimo documento, è che a pagare tutto quello che c’è da pagare sono solo coloro che non possono evadere. Che sono una minoranza: solo quelli che hanno la ritenuta alla fonte, i lavoratori dipendenti e i pensionati, che, di conseguenza, sono costretti a pagare tutto, ed è tantissimo, un salasso mensile, indecente, vergognoso, iniquo, intollerabile. Dall’esame delle dichiarazioni si apprende che, tolte Bolzano e Milano, nelle altre città il guadagno medio dichiarato dei bar è di 750 euro al mese. Ma fanno la fame anche i balneari dell’Argentario con 2.678 euro l’anno. I tassisti e i ristoratori arrivano a stento a 15.000 euro. Invece gli idraulici e gli elettricisti, con un reddito medio di 60.700 euro, hanno superato i dentisti (55.000 euro) e gli avvocati (46.000 euro).  Ad un dentista, tanto per dire, solo io, ho dato 18.000 euro. Sarebbe stato interessante sapere pure i redditi che hanno dichiarato i pescivendoli; ma non li ho visti, saranno - immagino - alla canna del gas anche loro, ma sono curioso perché sono cliente, da almeno 20 anni, di due pescivendoli in un paese della Calabria, e non mi hanno mai rilasciato uno scontrino, nemmeno uno per ricordo, e uno di questi ha il negozio proprio di fronte all’ufficio della cosiddetta polizia locale. Gli scandali, però, non finiscono qui. Siccome guadagnano tutti così poco, i politici si sono immedesimati nello stato miserevole in cui si trovano molte categorie, e che cosa hanno fatto? Hanno concesso ai professionisti e alle partite Iva, la flat tax, l’Irpef con l’aliquota fissa del 15%, che non è una novità perché c’era anche prima, ma dal governo Meloni è stata portata fino a 85.000 euro. Significa, come si vede dalle dichiarazioni, praticamente a tutti. Eppure a Matteo Salvini non gli va bene lo stesso, e scalpita perché bisogna spostare il limite a 100.000 euro. Intanto succede che i professionisti e le partite Iva versano meno della metà dell’imposta dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Una situazione non solo ingiusta e vessatoria, ma che fa scempio dell’art.53 della Costituzione: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. È incomprensibile, e pure sconcertante, non solo che lo abbiano deciso i politici, ma che un provvedimento così palesemente incostituzionale lo abbia potuto controfirmare, e promulgare, senza battere ciglio, il presidente Sergio Mattarella, che è il garante della Costituzione e ha pure insegnato diritto costituzionale.

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia

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