Il ponte sullo Stretto di Messina "indispensabile" alle strategie militari di Matteo Salvini

 

Sono stato tra i primi a dire no, qualche anno fa, quando l’idea di dissotterrare uno dei tanti progetti per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina venne in mente a Silvio Berlusconi. Si trattava già allora, e lo è ancora di più oggi, di un progetto e di un’opera totalmente inutile. Che oltre a prevedere una spesa enorme, prevede uno sfregio al paesaggio, un danno all’ambiente, altamente rischioso per i terremoti, oltre alle altre tante ragioni che hanno detto e ripetuto amministratori seri e responsabili, associazioni di cittadini, esperti di ogni categoria. Oggi lo Stretto si attraversa - è il caso di dirlo a tutti coloro che sono favorevoli, ma non ci sono mai stati e non sanno nemmeno che la distanza, tra le due sponde, è di poco più di tre chilometri - con l’automobile al seguito in 25 minuti; senza, con l’aliscafo o le navi veloci, anche in 15 minuti, i treni lo fanno giornalmente, con le ferry boat in 45 minuti perché ci sono le manovre che fanno perdere qualche minuto. Insomma attraversare lo Stretto è comodissimo e si fa velocemente, per questo il ponte non serve. Niente affatto, rispondono all’unisono gli interessati alla costruzione, le apposite commissioni all’uopo costituite, costosissime anche queste, alcuni imprenditori, oltre ai pochi politici che hanno come comandante in capo il vice premier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Costoro sostengono che il ponte è necessario perché creerà 120.000 posti di lavoro, che garantiranno, per anni, sviluppo e benessere da Sud a Nord. In effetti non si può negare che senza industrie, con l’Agricoltura ed il Turismo, prevalentemente stagionale, tutto il Sud, ma in particolare la Calabria e la Sicilia avrebbero bisogno di tanti nuovi posti di lavoro, una boccata di ossigeno per migliorare le loro condizioni economiche. E questo, in realtà, credo sia l’unico motivo, apparentemente convincente, che in qualche modo induce a dare ragione ai favorevoli. Ma siccome con il denaro pubblico c’è sempre da valutare i costi e i benefici, ebbene ci sono lavori da fare sicuramente molto più importanti del ponte, un’opera estremamente urgente e necessaria, con maggiori posti di lavoro, che farebbero avvicinare veramente la Calabria alla Sicilia: si tratta dell’alta velocità. Che non esiste né nei 400 chilometri di strada ferrata da Reggio Calabria a Salerno e nemmeno in Sicilia. Attualmente i treni intercity e freccia rossa, che collegano la Calabria al resto d’Italia vanno, più o meno, alla velocità dei treni regionali, arrivano prima (ma costano molto di più) sol perché fanno meno fermate. Allora, spuntata questa tesi dei posti di lavoro, da qualche settimana, si sta giocando un’altra carta, quella militare. Hanno “scoperto” che il ponte “costituisce un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di importanti basi militari nell’Italia meridionale, anche in Sicilia”. Così oltre ad aggirare i vincoli ambientali, e i controlli antimafia, si vorrebbe inserire l’opera tra le spese militari fino al 5% del Pil. Ma l’Alleanza atlantica non sarebbe disponibile ad accettare che questa infrastruttura possa essere considerata alla stregua dell’acquisto dei carri armati o sistemi missilistici di ultima generazione. Certo, sarebbe interessante però capire come il ponte sullo Stretto possa essere considerato addirittura “indispensabile” nell’alta strategia militare di Matteo Salvini. Il ministro, che straripa, tanto per non perdere l’abitudine, nelle competenze del collega Crosetto, è seriamente preoccupato perché immagina tanti carri armati, provenienti, forse, dalla base Nato di Sigonella (120 chilometri da Messina) diretti nel Continente (dove?) bloccati a Messina, impossibilitati ad attraversare lo Stretto senza il “suo” ponte. Ma non si è chiesto - e nessuno glielo ha fatto notare - che la Sicilia è un’isola e i carri armati, ammesso che ci siano, così come sono arrivati, così possono partire? Lo Stretto, inserito nelle carte strategico-militari di Salvini, è un capolavoro di patetica, tragica comicità.   

Fortunato Vinci – www.lidealiberale.com – Agenzia Stampa Italia   

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