La disperata, ossessiva e penosa ricerca di quelli che voteranno n al referendum

 

La caccia degli ultimi giorni è diventata spietata e martellante a personaggi, più o meno noti, alcuni addirittura di cui si erano perse le tracce, resuscitati dall’oblio, pur che dicano no al referendum. È incredibile quello che sta avvenendo sulla stampa e in Tv. La manipolazione subdola delle coscienze. È possibile che i cittadini italiani, abbiano bisogno di qualche aiutino e non siano in grado di capire e di sapere quello che devono votare al referendum? Quello confermativo per la modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione che, come è noto, sarà sottoposto agli elettori il 20 e 21 settembre prossimi e che in caso di approvazione (cioè con la vittoria del sì) ridurrà da 630 a 400 i deputati e da 315 a 200 i senatori. Sembra che sia proprio così. Ci considerano tutti degli inetti, e, forse, anche fortemente condizionabili, altrimenti è inspiegabile quello che sta succedendo. Soprattutto sono intollerabili le false motivazioni per cui non dovrebbe passare il taglio dei parlamentari già votato, da Camera e Senato, quattro volte e da tutti i partiti. A parte quella, demenziale, della democrazia a rischio che non c’entra proprio nulla. Basta vedere le aule della Camera e del Senato spesso con gli scranni semivuoti. Se molti non ci vanno (qualcuno ha un indice, vergognoso, del 98% di assenze e sarebbe immediatamente licenziato in qualsiasi bocciofila del mondo) e la democrazia non barcolla vuol dire che il Parlamento può funzionare anche con meno parlamentari. C’è poi un’altra balla, quella della “tutela dei territori”, come se i parlamentari fossero espressione dei territori e tutte le settimane andassero nei territori a chiedere agli elettori cosa devono fare per aiutarli. Chi ancora non ha capito come stanno le cose, e crede a questa favola, potrebbe chiedere lumi ai terremotati (da 4 anni) di Marche ed Umbria.  I candidati vengono scelti (in pratica tutto il Parlamento) dai segretari dei partiti, d’accordo con le lobby di riferimento. E quelli da eleggere a tutti i costi catapultati nei collegi ritenuti sicuri. Un esempio - ma se ne potrebbero fare centinaia - Maria Elena Boschi, ritenuta impresentabile nella sua Toscana, per via di quelle tristissime vicende del padre, con il fallimento della Banca Etruria, “spedita”, dall’allora segretario del Pd, Matteo Renzi, nel collegio sicuro in Trentino-Alto Adige/Sudtirol. Non avendo molti argomenti per convincere che è meglio votare no, gli organi di stampa riportano i pensieri (chiamati così con un po’ di audacia) di qualche personaggio noto al pubblico. L’elenco sarebbe lungo, ma basta uno per tutti. Si tratta di un autentico scoop, lo ha fatto la Repubblica, qualche giorno fa, riportando la notizia, vista l’importanza giustamente in prima pagina: Billy Costacurta vota no. Questa sì che è una notizia: la Caporetto per l’esercito (allo sbando) del no.

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